venerdì 9 gennaio 2015

TAGteach e bambini 2

Se sono diventato TAGteacher il merito va tutto a mio figlio, Alessandro. E’ per merito suo se ho deciso di partecipare al mio primo Seminario TAGteach. In un articolo precedente (Clicca qui per leggere) ho già raccontato delle nostre prime esperienze insieme. Ora Alessandro ha 6 anni e le cose cambiano e crescono.

 ABBIAMO FATTO... 

In questi anni abbiamo usato il TAGteach in un sacco di situazioni diverse, soprattutto quando si è trattato di dividere in pezzi più piccoli comportamenti più complessi. Questo processo ci è stato di aiuto anche in quelle situazioni in cui il carico emotivo avvertito dal bambino diventava eccessivo. Questo video della TAGteacher Keri Gorman illustra molto bene le situazioni cui faccio riferimento. A noi è capitato, per esempio, durante una delle nostre prime vacanze al mare che il bambino non volesse mettersi i braccioli. Li aveva sempre indossati con facilità in piscina, durante l’Inverno piovoso che avevamo trascorso. In questo caso non aveva importanza capire il perché del: "No! i braccioli no!". L’importante è risolvere! Per cui se mettere i braccioli sulle spalle era troppo, i due tag point "Braccioli sui polsi " e "Braccioli sulle braccia" insieme a un po’ di giochi schizzi e spruzzi hanno avuto l’effetto desiderato. Come sempre l’elemento chiave è stato di focalizzare l’attenzione su qualcosa che potesse causare il comportamento desiderato, dare al bambino un punto di successo e trovare dei rinforzi adeguati. Nella pratica del TAGteach definiamo punti di successo un tag point o un’azione che l’insegnante è sicuro che lo studente sia in grado di eseguire.In questo video abbiamo usato tre tag point differenti per insegnare la prensione del coltello. Anche se non sto usando il marker, il processo è talmente divertente che Alessandro ripete (fa pratica) della routine senza problemi pur di far finta di tagliare la roulotte dei nonni con il coltello . Nel caso del coltello o di altre competenze (tipo imparare ad allacciarsi le scarpe, o ancora prima, mettersi le scarpe correttamente (il tag point è: "curva -della scarpa- verso fuori) abbiamo lavorato su dividere o comunque semplificare delle procedure per il bambino. Insegnare un po’ di buone maniere in bagno è stata un’altra cosa. Certo, come in tutti i casi in cui si usa il TAGteach ho scomposto il comportamento atteso nelle sue parti, ma ho voluto anche che la routine diventasse fluente per Alessandro, in modo tale che, quando scappa, andare a fare la pipì segnalasse anche l’alzare la tavoletta e poi tirare l’acqua. Quindi i tag point sono stati consegnati non verbalmente, ma con dei biglietti attaccati in posizione "strategica". Il primo tag point è stato (disegnato) come "alza l’asse".
Dopo quasi un mesetto ho modificato la procedura ed ho usato l’imbuto dell’attenzione
. Il precedente tag point è stato incorporato nelle Istruzioni e il nuovo tag point è stato -naturalmente- "tira l’acqua". Da solo Alessandro marca il tag point appena l’ha eseguito e tira giù una perlina dal tagulator. 5 perline "valgono" 5 minuti di gioco sul suo tablet. Ho lasciato parecchio tempo i prompt visivi perché desideravo che per il bambino l’intero comportamento diventasse fluente. Ho scelto di usare prompt visivi per potergli dare il maggior numero d’opportunità possibile di far pratica e di venire rinforzato. Adesso so che siamo diventati fluenti: di notte anche se mezzo addormentato, Alessandro marca il proprio tag point e tira giù la perlina. Il TAGteach vince anche sul sonno!

 COSA E' DIFFICILE 

Alessandro non è una persona che si lancia nelle nuove situazioni. Preferisce osservare ed agire solo quando è perfettamente sicuro di riuscire. Per questo motivo, pur con il vantaggio che deriva dal poter usare i tag point non sempre è facile riuscire ad usare il TAGteach. Per esempio: ha iniziato da poco ad andare a Basket e ho pronti da mesi 5 tag point perfetti per il tiro libero. Tutti e 5 i tag point sono dei punti di successo sicuri per lui..Sapete quante volte sono riuscito ad usarli? Mai! Il bambino desidera organizzare le sue attività a modo proprio e la percezione di riuscire nelle situazioni che ha messo in piedi da solo è molto più rinforzante (per lui) di qualsiasi tipo di pratica con il TAGteach (certo che gioco con lui lo stesso!). In altre parole si deve convincere da solo a fare qualcosa.

E ALLORA? 

Semplicemente aspetto. Aspetto l’occasione in cui sia lui a chiedere di "fare del TAGteach". Credo che il bambino debba ancora fare la connessione TAGTEACH = SUCCESSO e preferisca fare le cose a modo suo. So che ci vorrà del tempo, ma quando questo verrà l’uso della metodologia non sarà avvelenato da tentativi forzati di usarla. Per ora mi accontento delle opportunità che mi si presentano, dei suoi racconti e di indirizzarlo a cercare di individuare la cosa che desidera. Alla sua scuola le classi sono miste. Per cui ci sono bambini di 6, 5 e 4 anni tutti nella stessa "casetta". Ai grandi spetta il compito di assistere i piccoli in alcune routine: lavarsi le mani, aiutarli durante i pasti e a rivestirsi dopo essere andati in bagno. Un giorno Alessandro ci dice che Emily, la sua piccola, lo fa arrabbiare perché non capisce che quando lui deve rivestirla NON deve tenere la pancia in fuori e che lui no riesce ad abbottonarle i pantaloni. L’ho invitato a pensare a una cosa che Emily potesse fare per aiutarlo a vestirla. Se non si vuole la pancia in fuori… Dopo poche sere Alessandro ci ha raccontato che ha detto ad Emily: "Il tag point è: pancia in dentro!"

 RINFORZI 

Non uso più molto il cibo come all’inizio, ma altri rinforzi primari. Ultimamente "paghiamo" con minuti extra di gioco, con speciali eventi familiari (per esempio visita da Burger King) o con la possibilità di guardare i cartoni animati alla TV. Alessandro deve ancora apprezzare l’ebbrezza del successo; per lui semplicemente riuscire non è ancora abbastanza rinforzante.

 IL MIO CONSIGLIO

Il primo consiglio è quello che ci viene dalla metodologia stessa del TAGteach: focalizzarci sempre su quello che desideriamo avvenga. Lo sforzo è quello di cercare di dare al bambino dei comportamenti che possa esibire e che noi possiamo rinforzare. Esiste sempre una soluzione anche quando una soluzione sembra non esistere. Il secondo consiglio è di pianificare con cura le situazioni d’apprendimento: che comportamenti desideriamo, come intendiamo rinforzarli, quali sono i segnali ai quali i bambini risponderanno con i comportamenti che abbiamo insegnato loro.

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