venerdì 16 gennaio 2015

Comunicare in Click - prima parte-



Sono in palestra e il mio istruttore mi sta spiegando il nuovo esercizio con il bilanciere (si tratta, tenendo l’attrezzo con le mani unite e le braccia verso il basso, di piegare la schiena giù fino a fare toccare (quasi) terra all’attrezzo e di raddrizzare, quindi, leggermente la schiena per far salire il bilanciere all’altezza delle ginocchia): “…tieni le gambe drittte poi con il bilanciere in mano scendi fin che puoi, non piegare le gambe, inspira, poi torna su, espira…. Fermati all’altezza delle ginocchia, prova… Ecco, sì tieni anche i piedi e le mani uniti…”. Intanto che lui mi fa tutta la lezione io sto memorizzando possibili tag points: “il tag point è: gambe dritte.” “il tag point è: inspira” “il tag point è: stop alle ginocchia” “il tag point è: unisci” Faccio l’esercizio e torno dall’istruttore. Il quale mi dice: “sai, in quattro anni tu sei il primo che fa l’esercizio bene al primo colpo”. Grazie, grazie: il merito non è mio ma del TAGteach che mi ha insegnato ad evidenziare, concentrandomi su di essi, gli elementi salienti di un comportamento. In questo modo, ignorando tutta l’informazione superflua, mi posso concentrare solo su tre-quattro punti elaborandoli in sequenza, uno alla volta. Anche se non sento il TAG che mi conferma della bontà della mia esecuzione (oh, sarebbe molto meglio, ve lo garantisco, data la precisione dello strumento) le indicazioni che ricevo “ecco, così” o “ bene” sono sufficienti a guidarmi con buona approssimazione al risultato finale. Questa abilità acquisita attraverso il TAGteach è molto utile ogni volta che si devono imparare cose nuove. Siamo portati a concentrarci su come ottenere un comportamento finito e non su cosa lo fa avvenire. Per cui ai nostri allievi forniamo la lezione completa, tipo questa che mi è capitata personalmente.

Tutto insieme è troppo

 Lezione di equitazione. Mi dicono:“A cavallo, al trotto devi battere la sella quando la zampa anteriore interna del cavallo tocca terra, guida con le redini il cavallo, in modo che giri largo, guarda lo zoccolo che tocca per terra, stai dritto con la schiena a non ti piegare in avanti”. Cosa?!? Sono sopra ad un animale grosso almeno 6 volte me, devo tenermi attaccato alla sella, tenere le redini, stare con la schiena dritta e… guardare la zampa anteriore interna per battere la sella (il che presume che abbia anche guardato la zampa anteriore esterna per sapere quando alzarmi) ?!? Aiuto! Cavallo, Pallavolo, allacciarsi le scarpe: ci comportiamo in questo modo, sommergendo d’informazioni il nostro allievo e lasciando che impari da solo per tentativi ed errori. La domanda è: tutti riescono ad imparare per tentativi ed errori? Per le cose “semplici” come allaccarsi le scarpe più o meno ce la caviamo tutti. Anche se mi viene in mente questo video  in cui allacciarsi le scarpe è stata una sfida, per anni, per questo ragazzo autistico . Comportamenti più complessi giocare a pallavolo, diventare un grande tennista o un pittore rimangono miraggi: quasi tutti abbandoniamo prima di arrivare alla VERA eccellenza: i “campioni”, sono solo una piccola percentuale di tutti noi che “ci proviamo”. Perché? Succede che, nel tentativo di districarsi tra tutta l’informazione ricevuta, l’allievo sbagli e che partano immediate le correzioni con lo scopo di fermare l’errore. Pallavolo, bagher: “NON tenere le gambe dritte”. Bambino che si muove mentre gli si taglia le unghie: “NON ti muovere”. Io a cavallo, al trotto: “ NON piegare la schiena”. Capite perché i campioni che letteralmente emergono dalla massa sono pochi? Sono pochi perché, solo loro, hanno trovato motivazioni e rinforzi tali da andare avanti nella loro disciplina nonostante i rimproveri, i richiami, le correzioni. In pratica, se una cosa ti piace VERAMENTE la fai a qualunque costo, superando gli strapazzi del tuo allenatore pur di diventare un “Campione”.

Una storia diversa

Quello che sto iniziando a capire è che esiste un modo affinchè tutti si possa essere “campioni” in qualche campo. Sto realizzando che la cosa fondamentale che manca è l’uso di una tecnologia che eviti stress e frustrazione, permettendo di trovare il processo d’insegnamento sempre vincente e rinforzante. Il TAGteach è una tecnologia che possiede questi requisiti. Dividendo il comportamento in piccoli frammenti d’informazione, facilmente raggiungibili, il TAGteach permette una chiara comunicazione tra allievo e maestro e consente, da subito all’allievo di avere successo. Ci si concentra sui frammenti d’informazione, detti criteri, e non sul comportamento finale, il quale emergerà di conseguenza, nel momento in cui l’allievo padroneggerà tutti i criteri. Adesso, grazie al TAGteach posso dividere una spiegazione che mi viene data nelle cose che importano. Quasi non penso a cosa deve risultare (se non come a un obiettivo da raggiungere). Le cose che “fanno” il comportamento sono l’elemento chiave. In questo modo è possibile imparare velocemente cose nuove ed insegnare cose che nemmeno conosciamo. Tipo la pallacanestro, nel mio caso. Durante i tre anni di scuola media e durante tutte le lezioni di ginnastica in cui abbiamo giocato a pallacanestro (e sono state molte, ve lo garantisco) ho fatto ben un canestro. Solo uno, l’ultimo giorno, assolutamente per caso. Capito perché poi mi sono dedicato alla Pallavolo? Lì, almeno, vincevo i tornei sulla spiaggia, durante l’Estate (e le ragazze a bordo campo che ti guardano sono un elemento estremamente rinforzante…).

Per esempio: Pallacanestro

Così è capitato che una persona incontrata al Seminario di TAGteach di Verona, divenuta nel frattempo una cara amica, volesse illustrare il TAGteach al coach del figlio che, appunto, gioca a pallacanestro. Cosa di meglio di un video? Per cui ci diamo appuntamento un sabato nel cortile di casa, con figlio, amico, canestro, videocamera e i nostri Marker. La settimana precedente mi sono preparato: sono andato su YouTube e ho guardato alcuni video che spiegavano come eseguire il tiro libero. Ho guardato i video ed ho isolato alcuni tag points utili ad ottenere l’ottimo tiro libero. Diciamo che non ho guardato come fare il tiro libero, ma ho cercato cosa compone il tiro libero; ho recuperato i mattoni che mi servivano per costruire il comportamento “tiro libero”. Esattamente come in questo video, in cui la voce fuori campo insegna il salto in alto. La persona che sta guidando le ragazze non è un’allenatrice di atletica, ma ha solo guardato (come me) alcuni video isolando i tag points. Il risultato del nostro TAG-allenamento sono stati i 5 canestri di fila fatti da uno dei due ragazzini, ma soprattutto i tre fatti dal sottoscritto, dopo essere stato a sua volta taggato da uno dei suddetti ragazzini. Nel TAGteach i ruoli maestro-allievo si possono scambiare con estrema facilità grazie al fatto che ci si concentra su un solo aspetto per volta e che il TAGpoitag pointnt viene definito in modo che le due parti coinvolte sappiano esattamente su cosa si sta lavorando. Invertire i ruoli è il modo migliore per capire se il tag point è stato recepito dall’allievo. In questo senso, il tag point deve essere un comportamento oggettivo, quantificabile e misurabile da tutti. “Ginocchia piegate” non è un buon tag point: di quanto devono essere piegate? Tanto? Poco? E la mia definizione di “tanto” corrisponde alla tua? Un modo per definire esattamente quanto piegare le ginocchia potrebbe essere attaccare un bollino sull’anca del nostro allievo ed attaccare un bollino analogo sul muro all’altezza in cui il primo viene a trovarsi quando le ginocchia sono correttamente piegate. Messo il nostro allievo di lato, appoggiato al muro, il tag point è:” bollino su bollino”. Realizzato il video, interessati gli allenatori, organizziamo per un sabato mattina un mini workshop dedicato al TAGteach. Come la volta precedente mi preparo. Penso che mi piacerebbe lavorare sul erzo tempo: un gesto atletico del basket rimasto sempre al di là di ogni mia possibilità. Vado su YouTube e cerco i relativi video. Ho una brutta sorpresa: il terzo tempo dei video è troppo veloce, non riesco a visualizzare eventuali tag point…per cui non riesco a trovare i mattoni del terzo tempo. E adesso? Non posso presentarmi al workshop senza niente in mano; non posso nemmeno rispolverare il materiale per il tiro libero… Alla fine ho avuto un’idea.

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