mercoledì 26 gennaio 2022

Più autocontrollo per gli insegnanti!

 di Theresa McKeon e Luca Canever


Ma, stiamo scherzando?!? Noi insegnanti siamo già i supereroi dell’autocontrollo, non ce ne serve di più!

Ogni singolo giorno combattiamo il desiderio di usare espressioni politicamente non corrette del tipo: "No, hai sbagliato ancora!" e "’Cipicchia! Non posso credere che tu non l’abbia ancora capito!" A noi insegnanti è anche richiesto di controllare il linguaggio corporeo, non mostrando MAI! fastidio o frustrazione: roteare gli occhi, sospirare pesantemente o buttare le mani in aria a dire: "Io ci rinuncio", sono tutte cose tassativamente proibite! Quante cose dobbiamo autocontrollare ...

Come fare? È mai possibile che solo noi insegnanti dobbiamo controllarci? Ma soprattutto: potremmo imparare a farlo ancora meglio?

Una soluzione c’è, anche se può sembrare un po’ un controsenso.

Eccola qua: noi insegnanti potremmo “vivere meglio”, se limitassimo la quantità d’informazione che offriamo ai nostri allievi soprattutto in certi momenti; proprio in quei momenti in cui sentiamo che dobbiamo ancora dire qualcosa. Immaginiamo che il nostro allievo o la nostra allieva si stia per lanciare a fare una cosa particolarmente complicata. Proprio in questi momenti sentiamo di dover ancora aggiungere qualcosa, di dover dire quell’ultima parolina che potrebbe essere definitiva nell’aiutare l’allievo (perché, non dimentichiamolo, noi insegnanti, abbiamo molto a cuore i nostri allievi). E allora, con un ultimo sforzo, lanciamo loro un’ancora dell’ultimo momento: "Non dimenticare ...", "Ricordati di ..." o forse la più tremenda per la sua forza distraente: "Sì, puoi farcela! Io ho fiducia in te!” Tutte queste frasi hanno certamente il loro posto, ma l’attimo che precede l’esecuzione di un nuovo comportamento non è tra questi. Allora perché è così difficile controllare l'impulso di distruggere la concentrazione dell’allievo?

Confessiamolo, noi insegnanti abbiamo quattro punti deboli

1. IL GUSTO DI PARLARE
    Di norma, a noi piace parlare e soprattutto dare informazioni agli altri. Abbiamo lavorato sodo per raccogliere grandi quantità di conoscenza e ci sentiamo strozzare quando si dobbiamo smettere di parlare, anche quando si tratta di lasciare che lo studente possa far pratica autonomamente (eventualmente sbagliando).

2. IL DESIDERIO DI VENIRE RINFORZATI
    Noi insegnanti siamo rinforzati dal successo dei loro studenti. Quando sembra che l’ancora dell’ultimo minuto abbia facilitato l’esecuzione corretta, può nascere un’idea sbagliata, una vera e propria superstizione: "L'ultima volta che ho gli ho fatto tutto l’elenco di quello che volevo ricordasse, subito prima dell’esercizio, mi è sembrato che abbia funzionato!"

3. LA PREOCCUPAZIONE DI ESSERE MALVISTI
    E' possibile che si abbia paura che i nostri colleghi o degli osservatori occasionali, possano supporre che il nostro silenzio rifletta una mancanza di competenza: l’insegnante che sta zitto è l’insegnante che non sa! "Se non dico qualcosa allo adesso, gli altri penseranno che non ho visto l'errore".

    Invece, il saper concedere momenti di silenzio, a tempo debito, è il marchio di fabbrica di un insegnante attento; una persona attenta che, consapevolmente, permette allo studente di essere parte del processo di apprendimento e non solo una carriola sulla quale scaricare informazioni a volontà. Imparare a resistere all'impulso di ripetere all’ultimo minuto, di dare dei riscontri o, addirittura, “fare festa” per diminuire la tensione, può realmente accelerare la velocità con la quale lo studente acquisisce fluenza, e, in ultima analisi, la sua capacità di diventare indipendente. Pensiamo prima alle cose importanti da fare e lasciamo spazio e tempo per processare l’informazione.

Il TAGteach ha il giusto strumento per aiutare gli insegnanti e il loro autocontrollo: si chiama tag point.

Il tagger.
Il tag point è l’azione, comportamento, movimento chiesto allo studente e che verrà rinforzato dal suono del tagger. L’insegnante consegna il tag point con la frase: “Il tag point è:” e la palla passa all’allievo. A questo punto basta il suono del tagger (o la sua assenza) per dare all’allievo tutta l’informazione di cui ha bisogno.




L’insegnante può tirare un sospiro di sollievo e… fare silenzio.

….

Tag!

 



martedì 18 gennaio 2022

Cos'è un tag point? (un esempio pratico)

Prendete un comportamento, prendete una persona a cui insegnare questo comportamento. Per esempio: diciamo che vogliamo insegnare a una ragazza di 10 anni a dare le carote al cavallo. La ragazza adora i cavalli, il cavallo adora le carote, che problema c’è?

Beh, un piccolo problema c’è: non vogliamo mica che il cavallo morda (per sbaglio ovviamente, mica è carnivoro!) le dita della ragazza che tiene il pezzo di carota nella mano. Perfetto! E quindi ecco la nostra lezione su come dare le carote al cavallo:
Quando dai le carote al cavallo, stai attenta che il cavallo non ti morda le dita. Non ti preoccupare non è che te le stacca, ma un bel pizzicotto doloroso sì che lo puoi sentire!”
 
Non contenti di questa premessa degna di un film horror continuiamo: 
Il cavallo non può vedere nulla direttamente sotto il proprio naso e se le tue dita sono strette attorno ai suoi pezzi di carota, può scambiare le tue dita con le sue carote e morderti; ma non lo fa apposta. Devi stare attenta.” 

A questo punto aggiungiamo la ciliegina sulla torta: 
Ecco che arriva tutto contento. Su, prendi le carote e sta attenta a non farti mordere. Ricorda quello che ti ho detto e tutto andrà bene!»


Domanda: la ragazza adorerà ancora i cavalli?




 
Con il TAGteach tutta questa informazione “accessoria” (e spaventosa) diventa inutile e il risultato finale è garantito: la ragazza innamorata dei cavalli da quel giorno in poi, per sempre, con tutte le sue dita ancora attaccate. Nel TAGteach ci focalizziamo sul comportamento o sul pezzo di comportamento che ci porta al successo e consegniamo questa informazione in forma positiva definita in “cose da fare” e coincisa: questo è il nostro tag point.

Nel dare le carote al cavallo chiediamoci quale comportamento debba fare la ragazza per avere successo? Se tenere le dita intorno alle carote è sconsigliato, allora l’opposto potrebbe costituire un buon punto di partenza. Se le dita non sono piegate, allora sono stese e la mano è piatta.

Ecco il nostro tag point: “mano piatta”!

Tutto il racconto “simil-horror” con amputazioni di arti incluse potrebbe quindi diventare: 
Adesso diamo le carote al cavallo. Quando gli dai le carote mettile nel centro del tuo palmo e tieni la mano piatta. Il tag point è: mano piatta”.

 Eventualmente, prima di portare la ragazza davanti al cavallo, possiamo fare un po’ di pratica, con noi che facciamo finta di essere il cavallo.



Questo video è il perfetto esempio di questa lezione:

https://www.youtube.com/watch?v=JRrBjIo5vzM

Visita il nostro sito: www.tagteachitalia.com


lunedì 10 gennaio 2022

COS'E' IL TAGTEACH

 di Luca Canever


Tutti gli insegnanti, allenatori, genitori, istruttori…

Tutti coloro che insegnano possiedono la propria cassetta degli attrezzi, fatta di conoscenze, studi ed esperienze personali. Attingendo dalla loro cassetta possono scegliere gli strumenti più adatti alle esigenze di ciascun studente.

Da qualche anno agli strumenti a disposizione si è aggiunto il TAGteach, un potente, innovativo strumento che ha le sue radici nelle leggi dell'apprendimento, ed ha il suo punto di forza nel dividere in piccoli pezzi il processo d'insegnamento con l'uso del rinforzo positivo.

TAG è un acronimo che sta per Teaching with Acoustical Guidance (Insegnamento audio assistito in Italiano) e l’assistenza audio è data dall'uso di uno specifico segnale sonoro per confermare a chi impara il successo nell’esecuzione di uno specifico comportamento.

TAG è il suono che indica il raggiungimento dell’obiettivo; questo suono diventa una sorta di segnale acustico che viene velocemente elaborato dal cervello. Un TAG significa “Sì ce l’ho fatta!”. Ma nel TAGteach anche l’assenza del TAG è informazione: conoscendo cosa doveva fare, l’allievo sa che deve provare di nuovo a raggiungere l’obiettivo autonomamente, senza bisogno che l’insegnante debba aggiungere altre parole o discorsi. L’allievo, quindi, non deve più concentrarsi su una faticosa analisi verbale di quello che gli sta dicendo l'insegnante, mentre (allo stesso tempo) cerca di imparare una cosa nuova. L'immediatezza e la chiarezza della richiesta (chiamata in gergo tag point) consentono all'allievo di formarsi un'esatta immagine mentale del movimento o della posizione che gli viene richiesta.

Il TAG mi aiuta a crearmi un'immagine nel cervello, così posso trovare da solo la corretta posizione” (11 anni, ballerina).


Il tag point

I “tag point” sono singoli aspetti di un’azione desiderata. Gli allievi ricevono un TAG (il suono) quando i tag point vengono correttamente eseguiti.

I tag point possono variare da insegnante ad insegnante e da studente a studente a secondo dello stile d'insegnamento, e delle necessità di ciascuno.

Gli insegnanti preparano lo studente al successo, consegnando tag point raggiungibili, ed alzando i criteri in piccoli passi. Poiché i criteri per il successo sono il conseguimento dei tag point e non l'intera perfetta esecuzione, gli studenti hanno facilmente successo; questo permette di ridurre la frustrazione aumentando allo stesso tempo la confidenza, la soddisfazione e la gioia per entrambi: insegnanti ed allievi.

Nel TAGteach lo studente non riceve correzioni per i suoi errori. Le correzioni verbali sono, di fatto, inutili ed impediscono il processo di apprendimento. L'insegnante è sollevato dall'incombenza di dover correggere e può seguire il suo piano di lezione per raggiungere il risultato finale.

 "Gli allenatori possono dirti cos'hai sbagliato, ma il TAG ti dice sempre quello che hai fatto giusto" (8 anni, ginnasta).

 Questo video mostra il TAGteach all’opera: è possibile insgnare la tecnica del salto in alto, scomponendo il salto nei suoi elementi trasformati in tanti tag point? (per i sottotitoli in italiano basta cliccare sull'icona):


Visita il nostro sito www.tagteachitalia.com 

domenica 2 gennaio 2022

Scrittura in corsivo, alcune idee per raggiungere Fluenza (seconda parte)

 di Micheal Maloney

Traduzione di Luca Canever

Nel precedente articolo avevamo analizzato l’importanza della pratica nella scrittura per apprendere le abilità di base sulle quali poi si sostengono tutte le altre: dal saper scrivere una lettera o un tema o un rapporto per il lavoro. Avevamo visto un elenco di alcune di queste abilità:

·      Impugnatura della penna

·      Movimenti della mano

·      Lettere corsive individuali

·      Scrivere i numeri

·      Competenze di scrittura corsiva: diversi esercizi per far muovere la mano dello studente e fare segni corsivi specifici (ad esempio linee a zig zag, singole lettere t, m, o, u ecc. ecc.).

Nella seconda parte vedremo come insegnare alcune di queste abilità che compongono “scrivere”.

  • Impugnare la penna


Tutti teniamo in mano una penna o una matita in modi diversi quando iniziamo a scrivere lettere o numeri. Il metodo più comune (quello che ci insegnavano a scuola insieme alla calligrafia) consiste nel tenere la penna o la matita tra il pollice, l'indice appoggiandola sul lato del dito medio dito. Se prendi una penna o una matita con la punta rivolta verso di te, da una superficie piana, generalmente lo fai così, usando queste tre dita.

Tutto va a rotoli quando la persona prende la penna con il 3° e il 4° dito. Il cambio di posizione, per quanto minimo, limita il numero di lettere o cifre che lo studente può quindi creare. Una prensione non corretta limita la velocità di scrittura e quindi. (Luca Canever: “Dalla mia esperienza a scuola credo che questa prensione non corretta sia dovuta al diametro troppo piccolo di penne e matite: le dita non riescono a piegarsi ed avvolgono la penna. Oltre a fare pratica basta, in alcuni casi usare una penna più grossa -tipo una stilografica- o mettere un apposito spessore di gommapiuma intorno alla penna come quello della foto a lato.")

  • Movimenti della mano sulla pagina

Gli esseri umani possono scrivere in modo leggibile 20-30 parole al minuto (ovvero 150-160 lettere o numeri). Per fare ciò, la mano deve essere in grado di muoversi agevolmente sulla pagina mentre si scrive. La misura più semplice di questa abilità consiste nel fare in modo che gli studenti facciano segni verticali in gruppi di 5 su un foglio di carta a righe (4 linee verticali e una trasversale). Gli studenti possono generare oltre 150 segni al minuto senza errori.

L'errore più comune è quello di non rimanere sulla riga ma di spostarsi in alto o in basso nella pagina. Gli studenti generalmente iniziano facendo segni abbastanza grandi, ma imparano rapidamente che serie più piccole di cinque linee sono molto più veloci da realizzare. La creazione di set di 5 linee rende anche il conteggio della loro produzione molto più semplice e veloce. Questo esercizio è molto utile anche perché allena gli studenti sul conteggio fino a cinque, per poi riposizionare la matita per il set successivo.

  • Scrivere numeri o caratteri

Un semplice esercizio per i caratteri consiste nello scrivere ripetutamente il proprio nome per 30 secondi. Una delle parole conosciute più comuni che scriviamo è appunto il nostro nome, quindi le capacità di pensiero e di ortografia non giocano un ruolo nella velocità e nella qualità con cui uno studente può generare i caratteri. Scrivere il proprio nome serve solo per scrivere velocemente. Agli studenti dovrebbe essere chiesto di scrivere il loro nome il maggior numero di volte possibile su un foglio di carta a righe. Moltiplicando il numero di volte che completano la scrittura del loro nome per il numero di caratteri si ottiene un conteggio al minuto che ci dirà quanto lo studente è vicino allo standard di 150-160 lettere al minuto.

L'autore: Micheal Maloney ha alle spalle 40 anni di esperineza nell'insegnamento della lettura (e di tutte le altre competenze fondamentali l'istruzione). Negli anni ha sviluppato il Maloney Method conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo anglo sassone. L'approccio di Micheal si basa su dividere l'insegnamento in piccoli step e di misurare le prestazioni: solo quando lo studente è fluente (veloce ed accurato nell'esecuzione) viene introdotto allo step successivo. Per saperne di più: https://www.maloneymethod.com/


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