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giovedì 24 marzo 2022

Il TAGteach

 Luca Canever, tradotto ed adattato da:

 Cabrera, "Assessing TAGteach Methodology to Improve Oral Reading (...)" (2020)



Il Tagger usato nel TAGteach
Il Tagger, usato nel TAGteach

Un intervento educativo innovativo è l'applicazione della tecnologia di “insegnamento audio assistito” o, abbreviato, dall’inglese: TAGteach. Il TAGteach utilizza uno stimolo acustico, solitamente sotto forma di tagger, per fornire un feedback immediato al verificarsi di un determinato comportamento. Il TAGteach è stato applicato al campo dello sport, del lavoro e dell'istruzione scolastica inclusi gli studenti con bisogni speciali.

La metodologia TAGteach utilizza diversi principi comportamentali e procedure basate sull'evidenza scientifica. Il suono del tagger (lo stimolo udibile) viene utilizzato per marcare o “taggare”, un'istanza corretta del comportamento target nel momento in cui avviene, fornendo in questo modo un feedback positivo allo studente. Positivo perché il tagger significa solo: “Sì!”.

Un'altra caratteristica distintiva di TAGteach è l'uso dei tag point sviluppati attraverso l'uso del protocollo "WOOF", che consiste nei seguenti quattro criteri: 1) cosa vuoi; 2) Una cosa per volta; 3) osservabile; e 4) cinque parole o meno (WOOF indica, in inglese, i quattro criteri). Pertanto, il tag point è il comportamento che viene evidenziato acusticamente quando si verifica.

Il TAGteach usa anche la “scomposizione" (break it down), in cui i comportamenti sono divisi in parti facilmente identificabili, eseguibili e rinforzabili; una procedura simile alla task analysis.

Infine, il TAGteach è stato oggetto di studi scientifici e viene applicato in numerosi campi con partecipanti a vari livelli di abilità, età ed interessi. In tutte queste situazioni il TAGteach ha dimostrato la sua adattabilità; ad esempio, il TAGteach è stato utilizzato con chirurghi altamente qualificati per affinare le loro competenze mediche.

Per saperne di più visita il nostro sito: www.tagteachitalia.com


venerdì 13 marzo 2015

Non trattare mia figlia come un cane!

Si sa come vanno queste cose su facbook, un amico pubblica qualcosa vai a vedere, trovi qualcos’altro e vai a vedere, poi trovi qualcos’altro e vai a vedere, poi… Io ho incontrato Ted DesMaisons, autore dell’articolo che mi ha gentilmente concesso di tradurre e pubblicare e al quale va tutta la mia gratitudine. Troverete alcune informazioni su Ted al fine dell’articolo. 
 Luca Canever
Marzo 2015

di Ted DesMaisons
Molti insegnanti ed allenatori che usano il TAGteach trovano resistenza da parte dei genitori o dei loro colleghi per il fatto di “cliccare" i bambini. Le critiche sono del tipo: “Non è lo stesso che usano anche gli addestratori di cani?”. “State –per caso- trattando il mio bambino come un animale?”. “Gli esseri umani sono diversi!”. Paura e rabbia palpabili si intromettono nel processo d’insegnamento, sia facendo vacillare nei suoi propositi chi insegna sia mettendo sulla difensiva chi impara. Naturalmente, "trattare qualcuno come un cane" non significa –sperabilmente- che si stia trattando male quella persona. Magari, qualche volta, metti il tuo cane fuori in cortile o lo tieni al guinzaglio. Forse, qualche volta, gli dai comandi o eserciti la tua “dominanza” in modo irrispettoso. Oppure stai presupponendo che, in quanto animali, possiedano minor intelligenza. In ogni caso, a causa di tali associazioni ( e per incresciosi fatti di cronaca), i pionieri dell'utilizzo del rinforzamento positivo per gli esseri umani, attraverso un marker sonoro, hanno dovuto bonificare, ben presto, il loro linguaggio dalla parola “clicker”. Ma il TAGteach non comporta nessuno di questi aspetti negativi che associamo ai rapporti con i nostri cani (ed animali domestici in senso lato). Vero esattamente il contrario.
Il TAGteach prende il meglio della scienza del rinforzamento positivo con “altri” animali e lo applica al “particolare” mondo degli esseri umani. Il metodo funziona su qualsiasi animale con un sistema nervoso, dalle lumache di mare agli scienziati (…). Specifiche istruzioni e precisi feedback consentono di ottenere un apprendimento a lungo termine. Punto. Qui, "feedback" non significa una critica o sottolineare qualcosa che è andato storto, ma, piuttosto, significa fornire informazioni semplici, tipo “sì-no”, sul fatto che un determinato obiettivo sia stato raggiunto. “Ma noi non siamo animali. Possiamo usare le parole. Perché abbiamo bisogno di un "Click!" per dirci quando abbiamo fatto la cosa giusta?”
Beh, innanzi tutto, siamo animali. Avere a disposizione un messaggero diretto per l’amigdala, usato solo per dire “sì” ci aiuta a farci capire in qualità d’insegnanti: “Oh, allora è questo il comportamento che vuoi!”. Questo discorso è valido dalla lucertola fino a Liz che gioca ala sinistra sul campo (n.d.t Quando Ted ha scritto questo articolo allenava anche una squadra femminile di Softball). A volte le parole, in realtà, ostacolano l'apprendimento. Le parole attivano processi cognitivi ed emotivi che interrompono il più semplice, ed immediato processo di assorbimento dell’informazione. Un "Bravo!", per il mio bassotto invoca accidentalmente la mia approvazione sociale (e aumenta il bisogno del cane per questa). Ci può essere un tempo e un luogo anche per questo, ma non può essere ustata per “integrare” un apprendimento che sta avendo successo. Un calmo "OK, mm-hmm" che segue un più entusiasta "FAAANTTTASTICO!!!!" può rivelarsi più un elemento più di confusione che di rassicurazione. Un semplice "sì" può perdere tutta la sua forza una volta convertito in un "sì, ma" e a noi, come insegnanti, spesso scappa di aggiungere quel "ma" per dimostrare la nostra superiorità o confermare comunque il nostro valore. Quando viene usato per quello che è, il "click!" serve come un indicatore che comunica un lavoro fatto correttamente; un indicatore costante e privo di componenti emotivi allegati. L'informazione rimane pulita e pura. È importante sottolineare che il TAGteach richiede nell’equazione un miglioramento più profondo da parte dell'insegnante che non da parte dello studente. Per utilizzare il metodo bene, un TAGteacher deve migliorare le sue competenze ponendosi tutta una serie di domande:
 “Che tipo di comportamento o abilità, esattamente, sto cercando di sviluppare?”
 “Quali competenze o comportamenti più piccoli costituiscono l’obiettivo finale?”
 “Perché mai questo, dovrebbe interessare al mio allievo?”
“Come posso spiegare quello che sto cercando in modo pulito e conciso?”
 “Come posso migliorarmi nel marcare il successo del mio studente più precisamente?”
“E poi, come posso fare per responsabilizzare il mio studente del suo apprendimento?"

Il tag point e': "Copri con mano"
Un insegnante che si chieda queste domande inizia a passare da essere un maestro sul tipo di Miyaghi (Karatè Kid n.d.t.) a essere un vero e proprio preparatore. Il suo lavoro non è quello di essere al centro dell'attenzione o il “server “ da cui un ragazzino può scaricare informazioni; piuttosto il suo lavoro consiste nell’aiutare a fissare obiettivi chiari e nel fornire la metodologia e le informazioni necessarie per raggiungere tali obiettivi. Tutto ciò può sembrare un pochino, spassionato ed emotivamente freddo (…). Ma, anche qui è possibile trovare eleganza e bellezza; soprattutto quando questo lavoro di preparatore viene fatto bene. Lo stesso apprendimento fornisce la ricompensa. Poi, alla fine di una sessione di TAGteach, l'insegnante può elargire lodi ed elogi per celebrare il processo utilizzato per ottenere il risultato piuttosto che il risultato stesso. La maggior parte dei genitori si “arrabbierebbero” se al loro figliolo fosse somministrato un farmaco o un trattamento medico mai testato prima sugli animali, ma in qualche modo quest’idea di "clicker training" sui ragazzi continua a sollevare dubbi e perplessità. La co-fondatrice del TAGteach, Theresa McKeon, offre un’approccio che può venire, magari, più facilmente accettato: “Ho intenzione di utilizzare, piuttosto che le mia voce, un breve suono per dire sì, in modo da non interrompere la tua concentrazione", ma alla fine dei conti, facciamo ancora affidamento sul successo dei principi derivati dalla scienza del comportamento animale. Se qualcuno si scandalizza quando sente che io uso un clicker per aiutare sua figlia a migliorare il suo gioco di softball, ha, in un certo senso, ragione. Io la tratta come un cane. Più specificamente, userò il rinforzo positivo. Le segnalerò quando si è guadagnata il rinforzo. E, regolarmente, aumenterò le mie aspettative sulle sue performances in modo da poter esaltare tutto il suo potenziale. Nel corso del tempo vi prometto che sarete stupiti dei risultati!

L'autore:

Ted DesMaisons ha insegnato Filosofia e Studi Religiosi ed allenato la squadra femminile di softball presso la ’Northfield University a Mount Hermon, una scuola privata lungo le rive del fiume Connecticut nel Massachusetts occidentale, a sud del Vermont e del New Hampshire. Laureatosi alla Stanford Graduate School of Business, alla Harvard Divinity School, e al One Spirit Interfaith Seminary, Ted è anche un membro attivo sia dell' Association for Contemplative Mind in Higher Education e dell’ Applied Improvisation Network. Ha studiato improvvisazione con Patricia Ryan del Stanford Improvisors e Dennis Cahill e Shawn Kinley della Loose Moose Theater Company a Calgary,
Lasciato il suo lavoro d'insegnante, Ted ha da poco intrapreso la carriera di divulgatore, aiutando le persone a sviluppare la propria auto-consapevolezza. Conduce seminari per insegnanti e uomini d'affari o per persone che sono alla ricerca. Questo è il suo sito: http://animalearning.com/

venerdì 16 gennaio 2015

Comunicare in Click - prima parte-



Sono in palestra e il mio istruttore mi sta spiegando il nuovo esercizio con il bilanciere (si tratta, tenendo l’attrezzo con le mani unite e le braccia verso il basso, di piegare la schiena giù fino a fare toccare (quasi) terra all’attrezzo e di raddrizzare, quindi, leggermente la schiena per far salire il bilanciere all’altezza delle ginocchia): “…tieni le gambe drittte poi con il bilanciere in mano scendi fin che puoi, non piegare le gambe, inspira, poi torna su, espira…. Fermati all’altezza delle ginocchia, prova… Ecco, sì tieni anche i piedi e le mani uniti…”. Intanto che lui mi fa tutta la lezione io sto memorizzando possibili tag points: “il tag point è: gambe dritte.” “il tag point è: inspira” “il tag point è: stop alle ginocchia” “il tag point è: unisci” Faccio l’esercizio e torno dall’istruttore. Il quale mi dice: “sai, in quattro anni tu sei il primo che fa l’esercizio bene al primo colpo”. Grazie, grazie: il merito non è mio ma del TAGteach che mi ha insegnato ad evidenziare, concentrandomi su di essi, gli elementi salienti di un comportamento. In questo modo, ignorando tutta l’informazione superflua, mi posso concentrare solo su tre-quattro punti elaborandoli in sequenza, uno alla volta. Anche se non sento il TAG che mi conferma della bontà della mia esecuzione (oh, sarebbe molto meglio, ve lo garantisco, data la precisione dello strumento) le indicazioni che ricevo “ecco, così” o “ bene” sono sufficienti a guidarmi con buona approssimazione al risultato finale. Questa abilità acquisita attraverso il TAGteach è molto utile ogni volta che si devono imparare cose nuove. Siamo portati a concentrarci su come ottenere un comportamento finito e non su cosa lo fa avvenire. Per cui ai nostri allievi forniamo la lezione completa, tipo questa che mi è capitata personalmente.

Tutto insieme è troppo

 Lezione di equitazione. Mi dicono:“A cavallo, al trotto devi battere la sella quando la zampa anteriore interna del cavallo tocca terra, guida con le redini il cavallo, in modo che giri largo, guarda lo zoccolo che tocca per terra, stai dritto con la schiena a non ti piegare in avanti”. Cosa?!? Sono sopra ad un animale grosso almeno 6 volte me, devo tenermi attaccato alla sella, tenere le redini, stare con la schiena dritta e… guardare la zampa anteriore interna per battere la sella (il che presume che abbia anche guardato la zampa anteriore esterna per sapere quando alzarmi) ?!? Aiuto! Cavallo, Pallavolo, allacciarsi le scarpe: ci comportiamo in questo modo, sommergendo d’informazioni il nostro allievo e lasciando che impari da solo per tentativi ed errori. La domanda è: tutti riescono ad imparare per tentativi ed errori? Per le cose “semplici” come allaccarsi le scarpe più o meno ce la caviamo tutti. Anche se mi viene in mente questo video  in cui allacciarsi le scarpe è stata una sfida, per anni, per questo ragazzo autistico . Comportamenti più complessi giocare a pallavolo, diventare un grande tennista o un pittore rimangono miraggi: quasi tutti abbandoniamo prima di arrivare alla VERA eccellenza: i “campioni”, sono solo una piccola percentuale di tutti noi che “ci proviamo”. Perché? Succede che, nel tentativo di districarsi tra tutta l’informazione ricevuta, l’allievo sbagli e che partano immediate le correzioni con lo scopo di fermare l’errore. Pallavolo, bagher: “NON tenere le gambe dritte”. Bambino che si muove mentre gli si taglia le unghie: “NON ti muovere”. Io a cavallo, al trotto: “ NON piegare la schiena”. Capite perché i campioni che letteralmente emergono dalla massa sono pochi? Sono pochi perché, solo loro, hanno trovato motivazioni e rinforzi tali da andare avanti nella loro disciplina nonostante i rimproveri, i richiami, le correzioni. In pratica, se una cosa ti piace VERAMENTE la fai a qualunque costo, superando gli strapazzi del tuo allenatore pur di diventare un “Campione”.

Una storia diversa

Quello che sto iniziando a capire è che esiste un modo affinchè tutti si possa essere “campioni” in qualche campo. Sto realizzando che la cosa fondamentale che manca è l’uso di una tecnologia che eviti stress e frustrazione, permettendo di trovare il processo d’insegnamento sempre vincente e rinforzante. Il TAGteach è una tecnologia che possiede questi requisiti. Dividendo il comportamento in piccoli frammenti d’informazione, facilmente raggiungibili, il TAGteach permette una chiara comunicazione tra allievo e maestro e consente, da subito all’allievo di avere successo. Ci si concentra sui frammenti d’informazione, detti criteri, e non sul comportamento finale, il quale emergerà di conseguenza, nel momento in cui l’allievo padroneggerà tutti i criteri. Adesso, grazie al TAGteach posso dividere una spiegazione che mi viene data nelle cose che importano. Quasi non penso a cosa deve risultare (se non come a un obiettivo da raggiungere). Le cose che “fanno” il comportamento sono l’elemento chiave. In questo modo è possibile imparare velocemente cose nuove ed insegnare cose che nemmeno conosciamo. Tipo la pallacanestro, nel mio caso. Durante i tre anni di scuola media e durante tutte le lezioni di ginnastica in cui abbiamo giocato a pallacanestro (e sono state molte, ve lo garantisco) ho fatto ben un canestro. Solo uno, l’ultimo giorno, assolutamente per caso. Capito perché poi mi sono dedicato alla Pallavolo? Lì, almeno, vincevo i tornei sulla spiaggia, durante l’Estate (e le ragazze a bordo campo che ti guardano sono un elemento estremamente rinforzante…).

Per esempio: Pallacanestro

Così è capitato che una persona incontrata al Seminario di TAGteach di Verona, divenuta nel frattempo una cara amica, volesse illustrare il TAGteach al coach del figlio che, appunto, gioca a pallacanestro. Cosa di meglio di un video? Per cui ci diamo appuntamento un sabato nel cortile di casa, con figlio, amico, canestro, videocamera e i nostri Marker. La settimana precedente mi sono preparato: sono andato su YouTube e ho guardato alcuni video che spiegavano come eseguire il tiro libero. Ho guardato i video ed ho isolato alcuni tag points utili ad ottenere l’ottimo tiro libero. Diciamo che non ho guardato come fare il tiro libero, ma ho cercato cosa compone il tiro libero; ho recuperato i mattoni che mi servivano per costruire il comportamento “tiro libero”. Esattamente come in questo video, in cui la voce fuori campo insegna il salto in alto. La persona che sta guidando le ragazze non è un’allenatrice di atletica, ma ha solo guardato (come me) alcuni video isolando i tag points. Il risultato del nostro TAG-allenamento sono stati i 5 canestri di fila fatti da uno dei due ragazzini, ma soprattutto i tre fatti dal sottoscritto, dopo essere stato a sua volta taggato da uno dei suddetti ragazzini. Nel TAGteach i ruoli maestro-allievo si possono scambiare con estrema facilità grazie al fatto che ci si concentra su un solo aspetto per volta e che il TAGpoitag pointnt viene definito in modo che le due parti coinvolte sappiano esattamente su cosa si sta lavorando. Invertire i ruoli è il modo migliore per capire se il tag point è stato recepito dall’allievo. In questo senso, il tag point deve essere un comportamento oggettivo, quantificabile e misurabile da tutti. “Ginocchia piegate” non è un buon tag point: di quanto devono essere piegate? Tanto? Poco? E la mia definizione di “tanto” corrisponde alla tua? Un modo per definire esattamente quanto piegare le ginocchia potrebbe essere attaccare un bollino sull’anca del nostro allievo ed attaccare un bollino analogo sul muro all’altezza in cui il primo viene a trovarsi quando le ginocchia sono correttamente piegate. Messo il nostro allievo di lato, appoggiato al muro, il tag point è:” bollino su bollino”. Realizzato il video, interessati gli allenatori, organizziamo per un sabato mattina un mini workshop dedicato al TAGteach. Come la volta precedente mi preparo. Penso che mi piacerebbe lavorare sul erzo tempo: un gesto atletico del basket rimasto sempre al di là di ogni mia possibilità. Vado su YouTube e cerco i relativi video. Ho una brutta sorpresa: il terzo tempo dei video è troppo veloce, non riesco a visualizzare eventuali tag point…per cui non riesco a trovare i mattoni del terzo tempo. E adesso? Non posso presentarmi al workshop senza niente in mano; non posso nemmeno rispolverare il materiale per il tiro libero… Alla fine ho avuto un’idea.

Comunicare in un Click -seconda parte-

Arriviamo puntuali all’appuntamento e ci installiamo nella palestra più grande che io abbia mai visto. Enorme. L’approccio che ho deciso per questo workshop è estremamente pratico. In cinque- dieci minuti spiego come funziona il TAGteach, e do le indicazioni per utilizzare il TAGphrasing (1) e il Marker. “Adesso” dico, “facciamo una prova pratica: prendiamo M. e le insegniamo a fare il terzo tempo”. M. sarebbe la mia cara amica, un po’ meno cara, dopo che l’ho coinvolta in questa cosa come cavia. Spiego come vorrei si svolgesse l’esercizio. Spiego che i video che ho visionato su YouTube non mi hanno aiutato e che ho bisogno della collaborazione degli allenatori per individuare, insieme, i tag point:“Io vi do le indicazioni di come approntare la lezione usando i principi del TAGteach, voi decidete quali sono i tag point e passate l’informazione a M.”. Momento di sbandamento: se prima tutte le teste annuivano in segno di comprensione adesso gli occhi sono sbarrati e le teste fanno no, no. Soprattutto quella di M., che, come me, mastica poco la pallacanestro. 

Come Funziona il TAGteach

l TAGteach parte dall’esposizione all’allievo di tutta la lezione ovvero: su cosa e perché ci si lavora sopra e come si esegue. Io: “Spiegate a M. cos’è il terzo tempo, come funziona, come si fa e poi stabilite qual è la prima cosa che M. deve fare per ottenere il comportamento che desiderate”. Breve conciliabolo tra i due allenatori e poi partono con la Lezione: “il terzo tempo si fa così e così e bla bla…”. Dico:“Perfetto. Adesso dite a M. cosa deve fare come primo passo per imparare il terzo tempo”. Piccola discussione: partire dalla fase di tiro o dalla fase di rincorsa? Cosa meglio? Introduco anche il concetto di back-chaining per cui si insegna l’ultima cosa ci si aspetta dal nostro allievo. Di conseguenza partiamo dal tiro. Apro una piccola parentesi: qual’è il vantaggio del back-chaining? Il fatto è che l’allievo affronti per prima la cosa che non conosce e poi la cosa che ha già praticato, cosi il processo risulta più facile e meno frustrante. Ad esempio, il modo migliore per imparare un testo a memoria è di farlo partendo dall’ultima riga. Praticamente imparare a memoria l’Infinito di Leopardi partendo da “Il e il naufragar m’è dolce in questo mare” anziché da “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”. 
Torniamo alla nostra sessione. Il TAGteach, però non si limita alla sola lezione. L’informazione viene ulteriormente concentrata attraverso l’uso delle Istruzioni che sono le cose che si sta per fare; l’esercizio che stiamo per affrontare. Nel nostro caso le direzioni sono: “la prima cosa che bisogna avere per un buon tiro è preparare il pallone nella corretta posizione e posizionarlo davanti all’occhio destro.” “Il tag point è: palla davanti all’occhio destro” Le istruzioni sono: la seconda cosa da fare preparandosi al tiro è mirare con il dito indice della mano che regge il pallone lo spigolo in basso del rettangolo piccolo sul tabellone. “il tag point è: indice su spigolo in basso”. L’informazione partita dalla Lezione come una massa di elementi da elaborare si è via via concentrata attraverso le Direzioni fino ad arrivare a due specifici e precisi elementi: i tag point. Questo ha permesso a M. di avere successo da subito, di sapere esattamente in ogni istante cosa fare e di evitare inutili frustrazioni. Inoltre M. ha avuto la possibilità di praticare molte volte con fluenza questi movimenti aiutando in questo modo il processo di memorizzazione del terzo tempo. Ovviamente due soli tag point non fanno il terzo tempo nel suo intero, ma, da questi punti di partenza, l’esercizio è poi proseguito per circa quindici minuti, con interventi da parte mia solo per mantenere corretta la procedura di utilizzo dei principi del TAGteach. M. è riuscita ad imparare il terzo tempo velocemente perché lo sforzo congiunto di maestro e allievo è stato su un singolo criterio, un solo mattone posato alla volta. I mattoni scaricati tutti insieme dal camion hanno ben poche possibilià di disporsi a formare un muro; viceversa, prendendo un mattone alla volta e posandolo al suo posto riusciamo a costruire le case. Apparentemente ci si mette di più, ma i risultati… Durante la sessione era presente in palestra anche il figlio di M., allenato dai due coach. Ad un certo punto hanno messo da parte la mamma e si sono concentrati su alcuni aspetti del terzo tempo che il ragazzo non padroneggiava perfettamente (ad esempio nella fase di salto il pallone andrebbe tenuto a destra, mentre il nostro lo teneva centrale sul corpo. Il tag point è: “pallone a destra”). In pratica la dimostrazione ha fatto spazio ad un allenamento vero e proprio. Questo è il video delle gesta di M. con il terzo tempo
L’obiezione che potrebbe venire sollevata è che, non è possibile, nella normale gestione di una squadra con 12-14 atleti o di una classe, concentrare tante energie su una singola persona. Il fatto di dare elementi precisi quali i tag point su cui lavorare permette agli allievi di taggarsi a vicenda. E’ quello che in inglese viene chiamato “Peer Tagging”,

Un uso del TAGteach: il Peer Tagging

In italiano "Peer Tagging" può essere tradotto come: "Marcarsi tra compagni". Se il tag point è “palla davanti all’occhio destro”, anche i bambini più piccoli sono in grado di riconoscere se il comportamento è stato eseguito correttamente o meno e quindi giudicare la performance del compagno o dei compagni se per esempio i gruppi sono composti da tre ragazzi. In questo modo l’allenatore può intervenire dove veramente necessario, mentre il resto della squadra continua a lavorare sui propri tag point. Un’altra implicazione è che anche atleti che sono infortunati possono partecipare agli allenamenti taggando i compagni e, attraverso il meccanismo dei neuroni specchio apprendere ugualmente (questo video  mostra un’esempio di peer tagging). 

Come posso usare il TAGteach?

Adottare il TAGteach non significa stravolgere il proprio stile d’insegnamento. Il marker è semplicemente uno strumento in più a nostra disposizione dentro la cassetta degli attrezzi. Certe volte può essere usato, altre volte no. Le linee guida dicono che gli allievi (sia giovani che adulti) possono mantenere l’attenzione richiesta dal TAGteach per un breve lasso di tempo: 10-15 minuti per allenamento. Il suggerimento potrebbe essere quello di usare il TAGteach quando serve, magari su alcuni esercizi che, se fatti “tradizionalmente”, non danno i risultati sperati. Quindi ci può essere una programmazione formale della parte d’allenamento da condurre con il TAGteach o ci può essere la necessità del momento. Un buon momento per intervenire con il TAGteach è quando si iniziano a dire troppi “no!”. Il “No” è un segnale che le cose hanno preso una piega imprevista e che dobbiamo cambiare –velocemente- strategia anche nelle fasi più concitate di un allenamento o di una lezione. Nella mia esperienza ho trovato più produttivo riconoscere le parti delle mie lezioni che comportano maggiori difficoltà e programmare il TAGteach su queste. Il resto della lezione può essere svolto normalmente, se dovessero esserci delle difficoltà il marker è sempre pronto. Anzi, capita che siano gli stessi allievi che chiedano di essere taggati. Il TAGteach potrebbe anche essere usato solamente per riuscire ad ottenere un’attimo di concetrazione prima del successivo esercizio. Nelle mie, ormai trapassate (sigh.), esperienze d’allenamento nel momento in cui l’allenatore diceva –no, “diceva”, non è corretto- diciamo urlava: “Fermi con i palloni” succedeva il caos. O durante la spiegazione dell’esercizio: chi lo sapeva già fare, o era meno intimidito cominciava a fare il quarantotto con la palla, sprezzanti delle urlatacce dell’allenatore. Ovvio, i ragazzi in palestra vengono per “giocare”, gli esercizi e le spiegazioni sono meno divertenti di “giocare”. Allora, si potrebbe stabilire che ogni 10 tag si riceva un bollino, 5 bollini attaccati alla lavagna danno diritto a un minuto di “giocare” (di solito la partitella a fine allenamento). Prima di spiegare l’esercizio il tag point è “tutti sulla linea”. I giocatori si allineano e ricevono un tag ciascuno. Una volta ottenuta un fila omogenea, il tag point è “seduti” (un ragazzo seduto ha meno possibilità di maneggiare un pallone in maniera irritante). Click per tutti. Inizia la spiegazione il tag point è: “Silenzio”. E si può marcare i ragazzi man mano che la spiegazione va avanti e loro stanno zitti. Meglio, si può chiedere a uno di loro di marcare gli altri per il silenzio. Velocemente si accumulano “minuti-partita”. In questo contesto la cosa che funziona meglio, congiunta con una gestione positiva della squadra (o della classe) è fare a gara con l’allenatore. Tipo: “ Ok ragazzi, oggi ho voglia, tanta voglia, di spiegarvi tanto, ho voglia di sentire la mia voce. Non ho voglia di vedervi giocare. Per cui ogni volta che parlate durante le spiegazioni io vinco un bollino rosso e ogni bollino rosso è un minuto in più per me per parlare e un minuto in meno per voi per giocare. Vi prego: parlate tanto che voglio spiegare e parlare tanto anch’io: Grazie a tutti quelli che parleranno!”. Altri premi potrebbero essere: poter guardare il cellulare e rispondere a un messaggio; chiacchierare con le compagne delle vacanze appena trascorse. Se la fantasia non vi viene in soccorso, semplicemente chedete a i vostri allievi cosa gli piace. Inoltre, in questo modo si ottiene spirito di squadra perché i ragazzi collaborano per vincere loro contro l’allenatore e si cambia lo stato d’animo dei ragazzi nei confronti degli esercizi e della parte analitica dell’allenamento, che non sono più l’ostacolo alla partita, ma sono il mezzo con cui poter giocare alla fine o fare qualcosa che piace particolarmente. 
Tra clicker trainers si usa dire che esistono più modi per insegnare la stessa cosa che allenatori che li possano insegnare tutti. Ricorrere alla punizione comporta solo che, per ottenere quello che voglio devo punire più forte se questi risultati non arrivano. Posso solo innescare una spirale negativa. L’uso del rinforzo spalanca una porta su un mondo di soluzioni possibili, l’unico limite è la nostra fantasia.

(1) Il TAG phrasing è il modo con cui il TAGteach prevede che le informazioni siano passate agli allievi. Si tratta di un processo di raffinamento porgressivo dell'informazione fino ad arrivare alla verbalizzazione del tag point

TAGteach: perchè funziona

Ho scritto questo articolo per il mio sito qualche anno fa. Ora le cose sono un po' cambiate: ho molta più esperienza e ho provato e sperimentato il TAGteach in moltissimi contesti diversi e -sempre- ho ottenuto ottimi riscontri. E' più difficile pensare a dove non è possibile usarlo (non avrei idea di dove) che il contrario.
Ho letto, non ricordo dove una cosa che diceva (più o meno così): "La bontà di una metodologia si misura sul numero di applicazioni dove tale metodologie può venire impiegata con successo". Da questo punto di vista il TAGteach ha un enorme successo.

Luca Canever



Ecco un'argomento difficile da affrontare: se mi chiedessero dove può essere utile il TAGteach, non saprei cosa rispondere... La risposta “tecnica” che uso è: “è utile ovunque ci siano delle competenze meccaniche da acquisire”. Non parlo di macchine e motori, ma di movimenti, gesti e posture. Domenica mattina sono in piscina con mio figlio. C'è una ragazza che prende lezioni di nuoto individuali nella vasca piccola dove stiamo sguazzando anche noi. Ascolto le istruzioni che l'istruttrice dà: precise ma lunghe e difficili da ricordare: “quando parti tieni le due braccia tese, non alzare il braccio destro ma tieni le spalle dritte e le braccia tese. Non fare questo movimento (glielo mima), ruota la testa ma rimani ferma con le braccia.” Più o meno. Ripetono una, due, tre volte l'esercizio; all'incirca si ripetono uguali le istruzioni, la situazione non migliora, i risultati di tanto impegno da entrambe le parti non si vedono. Io ascolto e penso: “il TAGpoint è: braccia tese in avanti”...Braccia tese in avanti è una competenza meccanica, come lo è anche tenere le gambe piegate per il bagher nella pallavolo, o tenere le mani in basso quando si parla con un cliente. Competenza meccanica è anche rispondere al telefono usando la formula :”Buongiorno parla la Ditta XXX, sono Laura, come posso aiutarla?”. Competenza è tenere nella posizione corretta il cannello di una saldatrice o imparare a scrivere correttamente la lettera N (i bambini spesso la scrivono al contrario). Da qualche tempo sto prendendo lezioni di agility. Ho avuto la fortuna di trovare un ottimo istruttore di mente aperta che, per esempio, mi lascia usare il clicker con il mio border Akira. Alla prima lezione mi spiega una manovra che il conduttore deve fare per guidare il cane nella giusta sequenza di passaggi. Lui spiega, mostra e dimostra: mi dà un sacco d'informazioni, tutte preziose, ma...troppe. Non riesco a ricordarle tutte. Così mi focalizzo su un passaggio alla volta e mi ripeto mentalmente “il TAGpoint è...”. Riesco a imparare la sequenza in 5 minuti e poche ripetizioni. Focalizzare l'attenzione e filtrare l'informazione fino ad arrivare al nucleo del comportamento o, se preferite, a quello che fa accadere il comportamento: questo è il vantaggio offerto dal TAGteach. Dove quest'opera di filtro e focalizzazione è richiesta lì è dove il TAGteach può essere impiegato. Negli Stati Uniti, dove è nato, il TAGteach ha trovato applicazione in un numero enorme di situazioni: con i bambini autistici o con problemi d'apprendimento, con medici e veterinari; in tutte le discipline sportive (la Lega degli istruttori di Golf lo ha messo tra i requisiti richiesti ai suoi associati). Lo usano i guardiani dello zoo, i responsabili d'aziende, i volontari nei canili. Io uso la stessa, identica metodologia, con le ragazze di minivolley in palestra, con un cliente che deve imparare la condotta con il suo cane, con mio figlio di tre anni che -qualche volta- non vuole farsi tagliare le unghie. Cosa significa questo? Semplicemente una sola cosa: Il TAGteach funziona, sempre! Funziona perchè usa il rinforzo positivo; funziona perchè elimina completamente la frustrazione; funziona perchè ciò che insegna viene proposto in piccoli frammenti facilmente raggiungibili da chiunque. Marinai di pescherecci d'altura o giovani ginnaste non fa differenza la risposta è una sola: TAG!

martedì 6 gennaio 2015

Cos'è il TAGteach?


Gli insegnanti o gli allenatori, per venire incontro alle esigenze di ciascun studente, possono attingere alla loro esperienza personale, competenza, abilità tecnica e ad un'ampia gamma di altri strumenti. Il TAGteach™ è un potente, innovativo strumento che fonda le sue radici nelle leggi dell'apprendimento, ed ha il suo punto di forza nel dividere in piccoli segmenti il processo d'insegnamento e nell'uso dello shaping (modellamento), attraverso l'uso del rinforzo positivo. TAG è un'acronimo che sta per Teaching with Acoustical Guidance (Insegnamento audio assistito) e prevede l'uso di un segnale sonoro per indicare la risposta corretta. TAG fa riferimento un suono distintivo emesso per segnalare o “taggare” il momento esatto. Questo suono diventa una sorta di di segnale acustico “binario”, che viene velocemente elaborato dal cervello. Un TAG significa “Sì”, la sua assenza significa “prova di nuovo”. L'allievo, non deve più concentrarsi su una estenuante analisi verbale (di quello che gli sta dicendo l'insegnante) mentre sta tentando movimenti particolarmente complicati. L'immediatezza e la chiarezza della risposta (TAG) consente all'allievo di formarsi un'esatta immagine mentale del movimento o della posizione che gli viene richiesta. “Il TAG mi aiuta a crearmi un'immagine nel cervello, così posso trovare da solo la corretta posizione” (11 anni, studente di danza). I “tag points” sono singoli elementi di una azione o posizione desiderata (e richiesta). Gli allievi ricevono un TAG (il suono) quando i tag points vengono correttamente eseguiti. I tag points possono variare da insegnante ad insegnante e da studente a studente a secondo dello stile d'insegnamento, e dei bisogni degli studenti. Gli insegnanti preparano lo studente al successo, approntando tag points raggiungibili ed alzando i criteri in piccoli passi. Poiché i criteri per il successo sono il conseguimento dei tag points, e non l'intera, perfetta, esecuzione, gli studenti raggiungono molti piccoli successi; questo permette di ridurre la la frustrazione aumentando nel contempo la confidenza, la soddisfazione e la gioia per entrambi: insegnanti ed allievi. In ogni caso un unico tag point viene “lavorato” di volta in volta e lo studente non riceve correzioni per i suoi errori. Le correzioni verbali sono, di fatto, inutili ed impediscono il processo di apprendimento. L'allenatore è sollevato dall'incombenza di dover fare numerose correzioni e può lavorare con efficacia verso il risultato finale. Il preparare lo swing del golf può prevedere tag points per la presa, la posizione del corpo, il piazzamento dei piedi e posizione della mazza. I componenti dello swing possono essere tag points per le mani e per la posizione della mazza all'inizio e alla fine dello swing. Altri tag points possono essere per la posizione di braccia e gambe e per lo spostamento del peso durante l'esecuzione del colpo. Con un principiante solo una piccola serie di tag points vengono definiti ed eseguiti singolarmente. Con giocatori più avanzati, si può fare una valutazione della qualità del colpo e i tag points vengono inseriti per correggere piccole sbavature tecniche. Il TAGteach utilizza una specifica tecnica di enunciazione che presenta esattamente cosa l'insegnante/allenatore sta chiedendo allo studente, in un modo chiaro e positivo. Ricordate, Il TAG (il suono) dice allo studente cosa ha fatto di giusto. “Il tag point è: toccati l'orecchio”, nell'istante in cui lo studente tocca il suo orecchio, sente il TAG. Il feedback è assolutamente immediato. Frasi tipo "Ok, meglio la prossima volta" e "meglio, ma..." sono eliminate. Gli studenti corrono dai loro genitori gridando "ho avuto 37 TAGS. Ho fatto giusto 37 volte!!!". "Gli allenatori possono dirti cos'hai sbagliato, ma il TAG ti dice sempre quello che hai fatto giusto" (8 anni, ginnasta).

 RINFORZO POSITIVO E SISTEMI DI RICOMPENSA

 Forse la cosa più seducente del TAGteach è il potere del rinforzo. Se l'informazione fornita con il TAG è spesso sufficientemente rinforzante per un adulto, contare e ”collezionare” TAGs da scambiare con caramelle, gioco o perline (o qualsiasi altra cosa che “piace”), può aggiungere eccitazione negli studenti più giovani. Ragazzi delle superiori possono voler scambiare i loro TAGs con un “finire prima l'allenamento il venerdì sera”. L'idea alla base sta nel portare creatività e divertimento nel processo di apprendimento. Il TAGteach è interattivo! Con il TAGteach gli studenti acquisiscono molto di più che un semplice ruolo di “recettori” nella loro educazione. Diventano, piuttosto, una parte cruciale e creativa del processo: definendo e sviluppando criteri e progressioni, ideando sistemi di ricompensa, osservando e rinforzando i loro compagni. "Il TAGteach ma aiuta a capire un'esercizio; è come una lampadina che si accende nel mio cervello" (Campione di ginnastica a corpo libero).

 PEER TAGGING (TAGteach tra compagni)

 L'atto del "taggare" (tagging) da la possibilità di costruire una situazione nella quale gli atleti possono taggarsi a vicenda, permettendo all'allenatore di sviluppare un allenamento mentale e una strategia di gestione dei suoi atleti, completamente diffrente. Gli studenti imparano ad osservare le azioni corrette nei loro partners, mentre allo stesso tempo si rinforzano mentalmente gli stessi tag points. Gli studenti diventano immediatamente responsabili ed orgogliosi. C'è un ulteriore vantaggio nel Peer Tagging: mentre gli studenti sono impegnati tra di loro, l'insegnante è libero di dare attenzione mirata agli studenti che ne hanno più bisogno, senza arrestare il lavoro del resto del gruppo.
 “Ho allenato Calcio per 9 anni e non li ho mai visti applicare questa intensa attenzione, senza che io dovessi sbraitare o usare il fischietto” (Allenatore di Calcio, Canada).