Immagina: Anna sta imparando a scrivere. Ad Anna che sta imparando a scrivere (per la prima volta!) la lettera “a”, la maestra le ricorda di: ”Tenere la penna tra pollice ed indice e appoggiarla sul dito medio e tenere il dorso della mano sul foglio." Ho volutamente messo in evidenza la particella “e” che tiene insieme tutte le cose che Anna dovrebbe ricordare mentre sta (anche) imparando a scrivere la lettera “a”. Se l’alunna tiene “male” la penna ma scrive lo stesso una bella “a” la maestra le dirà (probabilmente) che la “a” era bellissima, “Però, la prossima volta, ricordati di tenere la penna tra pollice ed indice e…. e…….”: Ecco questo “ricordarsi” è una cosa che può risultare estremamente difficile per due motivi. Il primo motivo consiste nel fatto che l’informazione avviene prima (o dopo) dell’esecuzione; infatti, Anna “si deve ricordare” e non nel momento dell’esecuzione. Il secondo motivo sta nel fatto che Anna è impegnata nel fare la “a” e il suo cervello non può anche ricordarsi tutte le cose che le sono state dette. Semplicemente non siamo fatti per essere in grado di ricordarci tutto!
Esiste, però una soluzione per evitare questa
confusione tra istruzioni di chi insegna e comportamenti di chi impara ed è il
secondo criterio WOOF del tag point: One Thing (Solo una cosa alla volta)
One thing
I TAGteacher nel creare i tag point per i loro allievi utilizzano i quattro criteri WOOF. Nel precedente blog abbiamo visto il primo: “What you want!”. Oggi analizzaremo il secondo criterio: “ One thing” ovvero: solo una cosa alla volta.
La metodologia del TAGteach si basa sull’uso del tagger: ovvero il TAGteacher per dire: “Sì esatto!” si affida al suono del tagger (detto tag) anziché alla sua voce. Ci sono tanti motivi per questa scelta, il primo è che il tag significa sempre e solo: “Sì!”. Il processo di insegnare diventa binario e chi impara può fare da solo le proprie valutazioni: se sente il suono del tagger sa che ha eseguito il tag point, in caso contrario può, semplicemente, riprovare da solo. Torniamo al nostro esempio.
Anna sta imparando
ad impugnare la penna e ha ricevuto il tag point: “pinza tra pollice e indice”.
Se sente il suono tag! del tagger la ragazza sa che ha eseguito il tag point e
quindi ha tenuto le dita a pinza sulla penna. Viceversa, se non sentisse il
tag, Anna saprebbe di non aver eseguito proprio quel singolo comportamento che
le era stato chiesto e sarebbe in grado di valutare da sola perché ha mancato
il tag! (“Ho tenuto la pinza con pollice e medio?”, “ho tenuto la penna a
martello?”). Il tutto senza nessun intervento da parte dell’insegnante. Questo
è possibile perché il tag point era composto da una cosa sola, un singolo
comportamento facilmente identificabile. Il processo dura pochissimo, pochi
attimi ed Anna è subito pronta per aggiungere un nuovo pezzo di informazione
che il TAGteacher potrebbe formulare così: “Le istruzioni sono: prendi la penna
con la pinza indice pollice ed appoggiala sul dito medio. Il tag point è: dita
sul medio.”
Il criterio
one thing fa sì che i tag point non lascino spazi a dubbi o incertezze: chi
impara sa esattamente cosa deve fare ed è in assoluto controllo della
situazione d’apprendimento. Puoi facilmente immaginare che effetto questo
controllo può avere sulla motivazione e sull’autostima!
Su istruzioni e tag point nel TAGteach puoi avere delle informazioni qui: https://www.instagram.com/p/CjTACN1NHNs/
I criteri WOOF
- What you want (ciò che desediri)
- One thing (Una cosa per volta)
- Observable (Osservabile)
- Five words or less (Cinque parole o meno).
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