Luca Canever
Maggio 2013
A SCUOLA
Da qualche tempo in una delle mie classi di prima media, è arrivato J.; un nuovo alunno con problemi di iperattitivà, di attenzione e di comportamento (con diagnosi ADHD). Non appena sono stato in grado di individuare il giusto rinforzatore per lui, sono stato anche in grado di rinforzare "buoni" (dal mio punto di vista d’insegnante) comportamenti, quali lo stare seduto, scrivere o guardare cosa viene scritto alla lavagna. Dopo una prima ora di pratica, J. ha capito il significato del taggere e ha iniziato ad esibire questi comportamenti in modo sempre più continuo. Dopo alcuni giorni e alcune sessioni insieme a me e ai suoi compagni mi è rimasto un problema ancora da risolvere, il che ci porta allo spunto dal quale è nato questo articolo.
TRANSIZIONI
Con il termine "transizioni" faccio riferimento a quei momenti in cui si passa da una attività all'altra
e si deve aspettare prima di iniziare che tutto e tutti siano pronti. "Aspettare" per un insegnante significa che gli alunni rimangano al posto loro assegnato, ragionevolmente in silenzio, mentre ci si prepara. "Aspettare" significa anche saper attendere mentre l’insegnante è impegnato ad aiutare un compagno.
"Aspettare", è un comportamento che, come potete immaginare, J. non è in grado di fare. Nelle pause i problemi di J. -letteralmente- esplodono. Lui salta per l’aula, insulta e picchia i compagni e lancia oggetti, quando non scappa in bagno per arrampicarsi sopra i sanitari. Quanto di buono era stato fatto nel periodo precedente si dissolve in un attimo. Perché?
COMPORTAMENTO
Un sasso non si "comporta". |
La mia idea anche riguardo a queste esplosioni, è che, in quanto esserei viventi dobbiamo (per essere -appunto- "viventi") fare qualcosa o, se preferite, comportarci. E’ quello che ci distingue da un sasso. Il sasso non si "comporta", un essere vivente, per quanto semplice possa essere sì. J. manifesta la sua vitalità (nel senso di "essere vivo") con comportamenti che talvolta possono essere problematici se il ragazzo viene lasciato libero di scegliere da solo dove trovare il rinforzo (dal momento che non è in grado di trovare sufficentemente rinforzanti i "normali" comportamenti" che si esibiscono quando si aspetta. Il TAGteach aiuta J. a scegliere rinforzi che siano più compatibili con la normale gestione di una classe di ragazzi. Desidero essere molto preciso su questo punto: l’uso del tagger non "costringe" J. a stare seduto; l’uso del tagger fornisce a J. le motivazioni necessarie per scegliere di rimanere seduto.
Secondo me, i "comportamenti problematici" altro non sono che la ricerca autonoma di rinforzamento dall'ambiente. Essendo autonoma (ovvero autogestita) questa ricerca può sfociare in comportamenti che possono essere adattivi (J. li esibisce perchè per lui funzionano), ma non adatti (a una normale classe). Tipo urlare e lanciare oggetti in classe. J. si comporta così perché sono queste le strategie che ha imparato. In casi come il suo, ma anche in generale, organizzare delle continue e consistenti opportunità di rinforzamento per buoni comportamenti è il modo migliore per riuscire a gestire J. e, nel mio caso, la classe. E qui entra in gioco il TAGteach.
COME USO IL TAGTEACH
Il tagulator. Ogni perlina scende e
"segna" un punto per l'alunno
|
Con J. e la sua classe sto sperimentando diverse situazioni nelle quali posso usare il TAGteach.
Innanzitutto ho dato a J. un tagulator, e taggo qualsiasi buon comportamento: stare seduto, scrivere, aspettare. Mentre sto scrivendo alla lavagna faccio delle crocette sotto il suo nome scritto in un angolo, in modo da dargli continuamente la sensazione di stare facendo la cosa giusta. In altre situazioni coinvolgo i suoi compagni, dando a tre di loro il tagger e spiegando quali comportamneti di J. rinforzare. Ne scelgo -solitamente- tre perchè sono i compagni che sono più vicini a lui a causa della disposizione dei banchi. I compagni che taggano J. possono aiutarmi nelle transizioni di cui parlavo all’inizio. Se c’è da aspettare perché l’insegnante sta preparando la prossima attività. ci sono i compagni che possono taggare buoni comportamenti. Questo setting funziona, ma non come desidero e comunque, non tutte le volte.
Probabilmente devo definire altri comportamenti che J. può esibire mentre si aspetta, dandogli l’opportunità di scegliere cosa esibire per venire rinforzato. il tag point potrebbe essere: "Mani sul banco"? O: "Penna pronta per scrivere?" O:"Schiena appoggiata sulla sedia"?
Insomma dargli delle alternativi a comportamenti di semplice attesa. "Mnni sul banco" è qualcosa che J. può fare. Semplicemente aspettare può essere molto più difficile per lui perchè "aspettare" non contiene una chiara immagine di quello che ci si aspetta: J. potrebbe aspettare mentre lancia oggetti fuori dallo zaino.
Diceva Ogden Lindsley che un comportamento non è tale (non appartiene agli esseri viventi) se anche un morto lo può fare. Ovvero un comportamento per essere tale e per poter essere rinforzato deve essere qualcosa che solo una persona viva può fare.
COS’E’ IL TAGteach?
Marker. |
Il TAGteach consente il rinforzamento estremamente preciso del comportamento attraverso l’uso d
i un segnale acustico che "marca" il comportamento esattamente nello stesso istante in cui il bambino esegue il comportamento! Il segnale acustico è costituito da un breve, preciso suono fatto da una scatoletta che si tiene in mano (il cosiddetto "marker"). Quando il bambino esegue il comportamento corretto, il genitore o l’insegnante preme immediatamente la linguetta del marker e consegna un piccolo premio (che può essere una caramella, un dolcetto, una figurina, lodi, contatto sociale e, perché no? anche denaro) come rinforzo.
Con il TAGteach è semplice rinforzare i comportamenti in modo preciso e rapido. Il feedback accurato ed immediato, unito al rinforzamento positivo ha come risultato che il bambino compie il comportamento desiderato sempre più spesso e per periodi sempre più lunghi: Grazie all'ausilio del feedback e con le cose da imparare suddivise in piccoli passi, mediante il TAGteach i bambini (e gli adulti) possono apprendere molte nuove competenze, seguendo ciascuno il proprio ritmo.