venerdì 16 gennaio 2015

Comunicare in un Click -seconda parte-

Arriviamo puntuali all’appuntamento e ci installiamo nella palestra più grande che io abbia mai visto. Enorme. L’approccio che ho deciso per questo workshop è estremamente pratico. In cinque- dieci minuti spiego come funziona il TAGteach, e do le indicazioni per utilizzare il TAGphrasing (1) e il Marker. “Adesso” dico, “facciamo una prova pratica: prendiamo M. e le insegniamo a fare il terzo tempo”. M. sarebbe la mia cara amica, un po’ meno cara, dopo che l’ho coinvolta in questa cosa come cavia. Spiego come vorrei si svolgesse l’esercizio. Spiego che i video che ho visionato su YouTube non mi hanno aiutato e che ho bisogno della collaborazione degli allenatori per individuare, insieme, i tag point:“Io vi do le indicazioni di come approntare la lezione usando i principi del TAGteach, voi decidete quali sono i tag point e passate l’informazione a M.”. Momento di sbandamento: se prima tutte le teste annuivano in segno di comprensione adesso gli occhi sono sbarrati e le teste fanno no, no. Soprattutto quella di M., che, come me, mastica poco la pallacanestro. 

Come Funziona il TAGteach

l TAGteach parte dall’esposizione all’allievo di tutta la lezione ovvero: su cosa e perché ci si lavora sopra e come si esegue. Io: “Spiegate a M. cos’è il terzo tempo, come funziona, come si fa e poi stabilite qual è la prima cosa che M. deve fare per ottenere il comportamento che desiderate”. Breve conciliabolo tra i due allenatori e poi partono con la Lezione: “il terzo tempo si fa così e così e bla bla…”. Dico:“Perfetto. Adesso dite a M. cosa deve fare come primo passo per imparare il terzo tempo”. Piccola discussione: partire dalla fase di tiro o dalla fase di rincorsa? Cosa meglio? Introduco anche il concetto di back-chaining per cui si insegna l’ultima cosa ci si aspetta dal nostro allievo. Di conseguenza partiamo dal tiro. Apro una piccola parentesi: qual’è il vantaggio del back-chaining? Il fatto è che l’allievo affronti per prima la cosa che non conosce e poi la cosa che ha già praticato, cosi il processo risulta più facile e meno frustrante. Ad esempio, il modo migliore per imparare un testo a memoria è di farlo partendo dall’ultima riga. Praticamente imparare a memoria l’Infinito di Leopardi partendo da “Il e il naufragar m’è dolce in questo mare” anziché da “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”. 
Torniamo alla nostra sessione. Il TAGteach, però non si limita alla sola lezione. L’informazione viene ulteriormente concentrata attraverso l’uso delle Istruzioni che sono le cose che si sta per fare; l’esercizio che stiamo per affrontare. Nel nostro caso le direzioni sono: “la prima cosa che bisogna avere per un buon tiro è preparare il pallone nella corretta posizione e posizionarlo davanti all’occhio destro.” “Il tag point è: palla davanti all’occhio destro” Le istruzioni sono: la seconda cosa da fare preparandosi al tiro è mirare con il dito indice della mano che regge il pallone lo spigolo in basso del rettangolo piccolo sul tabellone. “il tag point è: indice su spigolo in basso”. L’informazione partita dalla Lezione come una massa di elementi da elaborare si è via via concentrata attraverso le Direzioni fino ad arrivare a due specifici e precisi elementi: i tag point. Questo ha permesso a M. di avere successo da subito, di sapere esattamente in ogni istante cosa fare e di evitare inutili frustrazioni. Inoltre M. ha avuto la possibilità di praticare molte volte con fluenza questi movimenti aiutando in questo modo il processo di memorizzazione del terzo tempo. Ovviamente due soli tag point non fanno il terzo tempo nel suo intero, ma, da questi punti di partenza, l’esercizio è poi proseguito per circa quindici minuti, con interventi da parte mia solo per mantenere corretta la procedura di utilizzo dei principi del TAGteach. M. è riuscita ad imparare il terzo tempo velocemente perché lo sforzo congiunto di maestro e allievo è stato su un singolo criterio, un solo mattone posato alla volta. I mattoni scaricati tutti insieme dal camion hanno ben poche possibilià di disporsi a formare un muro; viceversa, prendendo un mattone alla volta e posandolo al suo posto riusciamo a costruire le case. Apparentemente ci si mette di più, ma i risultati… Durante la sessione era presente in palestra anche il figlio di M., allenato dai due coach. Ad un certo punto hanno messo da parte la mamma e si sono concentrati su alcuni aspetti del terzo tempo che il ragazzo non padroneggiava perfettamente (ad esempio nella fase di salto il pallone andrebbe tenuto a destra, mentre il nostro lo teneva centrale sul corpo. Il tag point è: “pallone a destra”). In pratica la dimostrazione ha fatto spazio ad un allenamento vero e proprio. Questo è il video delle gesta di M. con il terzo tempo
L’obiezione che potrebbe venire sollevata è che, non è possibile, nella normale gestione di una squadra con 12-14 atleti o di una classe, concentrare tante energie su una singola persona. Il fatto di dare elementi precisi quali i tag point su cui lavorare permette agli allievi di taggarsi a vicenda. E’ quello che in inglese viene chiamato “Peer Tagging”,

Un uso del TAGteach: il Peer Tagging

In italiano "Peer Tagging" può essere tradotto come: "Marcarsi tra compagni". Se il tag point è “palla davanti all’occhio destro”, anche i bambini più piccoli sono in grado di riconoscere se il comportamento è stato eseguito correttamente o meno e quindi giudicare la performance del compagno o dei compagni se per esempio i gruppi sono composti da tre ragazzi. In questo modo l’allenatore può intervenire dove veramente necessario, mentre il resto della squadra continua a lavorare sui propri tag point. Un’altra implicazione è che anche atleti che sono infortunati possono partecipare agli allenamenti taggando i compagni e, attraverso il meccanismo dei neuroni specchio apprendere ugualmente (questo video  mostra un’esempio di peer tagging). 

Come posso usare il TAGteach?

Adottare il TAGteach non significa stravolgere il proprio stile d’insegnamento. Il marker è semplicemente uno strumento in più a nostra disposizione dentro la cassetta degli attrezzi. Certe volte può essere usato, altre volte no. Le linee guida dicono che gli allievi (sia giovani che adulti) possono mantenere l’attenzione richiesta dal TAGteach per un breve lasso di tempo: 10-15 minuti per allenamento. Il suggerimento potrebbe essere quello di usare il TAGteach quando serve, magari su alcuni esercizi che, se fatti “tradizionalmente”, non danno i risultati sperati. Quindi ci può essere una programmazione formale della parte d’allenamento da condurre con il TAGteach o ci può essere la necessità del momento. Un buon momento per intervenire con il TAGteach è quando si iniziano a dire troppi “no!”. Il “No” è un segnale che le cose hanno preso una piega imprevista e che dobbiamo cambiare –velocemente- strategia anche nelle fasi più concitate di un allenamento o di una lezione. Nella mia esperienza ho trovato più produttivo riconoscere le parti delle mie lezioni che comportano maggiori difficoltà e programmare il TAGteach su queste. Il resto della lezione può essere svolto normalmente, se dovessero esserci delle difficoltà il marker è sempre pronto. Anzi, capita che siano gli stessi allievi che chiedano di essere taggati. Il TAGteach potrebbe anche essere usato solamente per riuscire ad ottenere un’attimo di concetrazione prima del successivo esercizio. Nelle mie, ormai trapassate (sigh.), esperienze d’allenamento nel momento in cui l’allenatore diceva –no, “diceva”, non è corretto- diciamo urlava: “Fermi con i palloni” succedeva il caos. O durante la spiegazione dell’esercizio: chi lo sapeva già fare, o era meno intimidito cominciava a fare il quarantotto con la palla, sprezzanti delle urlatacce dell’allenatore. Ovvio, i ragazzi in palestra vengono per “giocare”, gli esercizi e le spiegazioni sono meno divertenti di “giocare”. Allora, si potrebbe stabilire che ogni 10 tag si riceva un bollino, 5 bollini attaccati alla lavagna danno diritto a un minuto di “giocare” (di solito la partitella a fine allenamento). Prima di spiegare l’esercizio il tag point è “tutti sulla linea”. I giocatori si allineano e ricevono un tag ciascuno. Una volta ottenuta un fila omogenea, il tag point è “seduti” (un ragazzo seduto ha meno possibilità di maneggiare un pallone in maniera irritante). Click per tutti. Inizia la spiegazione il tag point è: “Silenzio”. E si può marcare i ragazzi man mano che la spiegazione va avanti e loro stanno zitti. Meglio, si può chiedere a uno di loro di marcare gli altri per il silenzio. Velocemente si accumulano “minuti-partita”. In questo contesto la cosa che funziona meglio, congiunta con una gestione positiva della squadra (o della classe) è fare a gara con l’allenatore. Tipo: “ Ok ragazzi, oggi ho voglia, tanta voglia, di spiegarvi tanto, ho voglia di sentire la mia voce. Non ho voglia di vedervi giocare. Per cui ogni volta che parlate durante le spiegazioni io vinco un bollino rosso e ogni bollino rosso è un minuto in più per me per parlare e un minuto in meno per voi per giocare. Vi prego: parlate tanto che voglio spiegare e parlare tanto anch’io: Grazie a tutti quelli che parleranno!”. Altri premi potrebbero essere: poter guardare il cellulare e rispondere a un messaggio; chiacchierare con le compagne delle vacanze appena trascorse. Se la fantasia non vi viene in soccorso, semplicemente chedete a i vostri allievi cosa gli piace. Inoltre, in questo modo si ottiene spirito di squadra perché i ragazzi collaborano per vincere loro contro l’allenatore e si cambia lo stato d’animo dei ragazzi nei confronti degli esercizi e della parte analitica dell’allenamento, che non sono più l’ostacolo alla partita, ma sono il mezzo con cui poter giocare alla fine o fare qualcosa che piace particolarmente. 
Tra clicker trainers si usa dire che esistono più modi per insegnare la stessa cosa che allenatori che li possano insegnare tutti. Ricorrere alla punizione comporta solo che, per ottenere quello che voglio devo punire più forte se questi risultati non arrivano. Posso solo innescare una spirale negativa. L’uso del rinforzo spalanca una porta su un mondo di soluzioni possibili, l’unico limite è la nostra fantasia.

(1) Il TAG phrasing è il modo con cui il TAGteach prevede che le informazioni siano passate agli allievi. Si tratta di un processo di raffinamento porgressivo dell'informazione fino ad arrivare alla verbalizzazione del tag point

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