venerdì 10 luglio 2015

TAGteach: una LEGO esperienza

Luca Canever
TAGteach Faculty
Luglio 2015

L'insegnamento non è riempire le menti degli studenti con nuove informazioni, ma è liberare spazio  necessario al loro apprendimento.

I bambini (di età compresa tra 7-12) stanno tranquillamente guidando lungo le strade della Seat Traffic School, all'interno del parco di divertimenti Legoland a Billund (Danimarca). Qui ci sono strade, incroci, un distributore di benzina e un autolavaggio. Ci sono una ventina di piccole auto elettriche che sembrano essere fatte con i famosi mattoncini. Nessuno dei piloti sta parlando, urlando o strillando. Il silenzio lungo le corsie è assoluto ... Fuori dalle recinzioni i genitori stanno a guardare, videoregistrando e urlando istruzioni di cui i bambini non hanno assolutamente bisogno. (La Traffic School è un'attrazione presente in quasi (tutti?) resort Legoland del mondo. Ecco un video d’esempio.)

A SCUOLA GUIDA 

Le lezioni di guida richiedono meno di tre minuti: i bambini vengono da diverse nazioni, le istruzioni sono soprattutto visive (con qualche aiuto da parte dei genitori per la traduzione, se necessario). Il loro istruttore parla di fronte ai ragazzi, mentre punta in dito ad alcuni dei cartelli stradali più comuni (incrocio, stop, senso unico….) posti alle sue spalle. Spiega ai piloti in erba il funzionamento dei due pedali che troveranno in auto e su come segnalare quando intendono girare (braccio teso in fuori esattamente come dovrebbero fare i ciclisti). In sintesi, i nuovi piloti hanno quattro comportamenti su cui concentrarsi (nel TAGteach li chiamano: "focus point"):
  • due segnali per i cambi di direzione (braccio sinistro o destro teso in fuori = due focus point) 
  • come far funzionare le macchine con i pedali (blu = acceleratore; rosso = freno = due focus point). Da qui i bambini sono da soli. Hanno quattro focus point su cui contare per imparare ad interagire con il loro nuovo ambiente: guidare l’auto nell’ora di punta.

IL NUMERO MAGICO

 Nello stesso momento il nostro cervello è in grado di elaborare da cinque a sette blocchi di informazioni(Miller, 1956: "The magica number seven..."); tradotto in altre parole, possiamo focalizzare la nostra memoria di lavoro (cioè "prestare attenzione") ad una piccola quantità di informazioni. Questa affermazione è particolarmente vera quando stiamo apprendendo nuove competenze e abbiamo la necessità di concentrarci sul compito che ci aspetta. Al fine di raggiungere questo obiettivo, dobbiamo chiudere tutte le circuiterie cerebrali non necessarie (come, per esempio, parlare o ascoltare le grida dei genitori al di là del recinto) e "travasare" la nostra attenzione su quello che stiamo imparando. Questo è esattamente  quanto avviene dentro i cervelli dei bambini 'nella scuola guida di Legoland: sono silenziosi perchè stanno imparando. Le loro energie cognitive sono necessarie altrove.

TAGteach: COSTRUIRE COMPETENZE MATTONE SU MATTONE


Nel TAGteach siamo familiari con questo processo e cerchiamo di assecondarlo applicando il protocollo previsto dalla metodologia.
Dopo aver trasmesso le informazioni, non è più permesso parlare. La frase: "il tag point è::" lascia al discente la responsabilità di affrontare il compito. L'assenza di linguaggio verbale lascia spazio per un efficace apprendimento ad alta velocità. Il tag point è un’azione unica e facile da realizzare (ad esempio: "premi il pedale del blu"). Queste informazioni sono strutturate in modo tale da non riempire i cervelli degli studenti, e di fare spazio al compito della memoria di lavoro: imparare. Come detto la memoria di lavoro è in grado di processare da cinque a sette blocchi di informazione per volta. Essa processa tali pezzi rendendoli disponibili per le aree neo-corticali del cervello in cui vengono prese le decisioni effettive su come comportarsi ("devo girare a destra, cosa devo fare?")
 Ma non è finita qui. Un altro compito fondamentale della memoria di lavoro è quello di passare le informazioni sul comportamento, l’ambiente e le conseguenze che il comportamento ha avuto, (la catena che, nel comportamentismo è nota come ABC: Antecedent - Behavior -Consequences) alla memoria a lungo termine. In altre parole la memoria di lavoro è dove si impara, la memoria a lungo termine è dove si ricorda. Se la memoria di lavoro è satura d’informazioni il passaggio alla memoria a lungo termine diventa lento e inefficiente. Semplicemente, non impariamo con la stessa efficacia. Se siamo circondati da troppi stimoli, o se ci parlano troppo, facciamo molta più fatica a ricordare e fare quello che dobbiamo. 

NON E’ UN RING! 

Tutto ciò detto, potrebbe sembrare che possiamo lasciare i nostri discenti da soli mentre stanno imparando. Come insegnanti potremmo semplicemente buttare tutte le informazioni che riteniamo necessarie per gli studenti: "Questo è il compito, questo è come si suppone lo eseguiate ora andate e imparate!" Naturalmente questo approccio porterà fallimento e frustrazione con pochi studenti, che realmente riescono ad imparare e la maggior parte di loro che -semplicemente- rinunciano, a causa della mancanza di rinforzo positivo conseguenza diretta di questa impostazione nell'apprendimento.
Di per sé la frustrazione non è una cattiva notizia per l'apprendimento. Quando impariamo siamo davvero frustrati; si potrebbe dire che si impara perché c’è della frustrazione. Siamo frustrati quando andiamo in bicicletta? Certo che no, ma sono sicuro che non eravamo calmi e fiduciosi durante le nostre prime lezioni. Avevamo paura, eravamo impacciati, siamo caduti, ma ci siamo rialzati perchè... era così bello!
Dare agli studenti un solo pezzo di informazione (il tag point), o quattro (come l’istruttore di Legoland) fornisce la giusta quantità di frustrazione che porta a rafforzare l'apprendimento. Il fatto che i guidatori in erba fossero silenziosi è indice di frustrazione, quella giusta quella che ci fa focalizzare su quello che deve essere fatto. Il valore aggiunto fornito dal TAGteach è l'attenzione esclusiva su ciò che vogliamo che accada, e l'uso del tagger con il suo feedback perfettamente a tempo sul comportamento. Gli studenti imparano più velocemente e meglio, perché:
  • alla loro memoria di lavoro è consentito sia elaborare che passare le informazioni alla memoria a lungo termine;
  •  solo le informazioni utili sono fornite perché il tag point indica ciò che deve accadere (non ci sono informazioni utili nel dire: "non saltare") 
  • il feedback del tagger fornisce un rinforzo costante e positivo al comportamento che viene appreso e, di nuovo, rafforza il processo di allocazione delle nuove esperienze nella memoria a lungo termine: Ricordiamo meglio quindi impariamo meglio. 

RIGUARDO IL TAGteach:
Il TAGteach è una nuova metodologia didattica in rapida crescita, utilizzata in molti campi diversi. Con il TAGteach ogni singolo dettaglio dei componenti di un comportamento (es: il dritto a tennis) -non importa quanto piccoli- possono essere insegnati e padroneggiati in modo positivo e rinforzante. Peculiare della metodologia è l'uso di un dispositivo (il tagger) che offre un suono chiaro per lo studente quando un comportamento obiettivo è eseguito correttamente.
Il Focus Point: Nel TAGteach lo specifico comportamento che ricever il suono del tagger come conferma dell'avvenuta esecuzione si chiama "tag point". Il Focus Point è esattamente la stessa cosa, ma la corretta esecuzione non riceve il suono del tagger. Si usa il focus point quando ormai chi impara è in grado di fare da sè, senza aver bisogno della costante sorveglianza dell'insegnante

Per informazioni sui nostri prossimi eventi e sul TAGteach:
www.tagteachitalia.com

venerdì 22 maggio 2015

DATEGLI QUALCOSA DA FARE!

Luca Canever
Maggio 2013
A SCUOLA 

Da qualche tempo in una delle mie classi di prima media, è arrivato J.; un nuovo alunno con problemi di iperattitivà, di attenzione e di comportamento (con diagnosi ADHD). Non appena sono stato in grado di individuare il giusto rinforzatore per lui, sono stato anche in grado di rinforzare "buoni" (dal mio punto di vista d’insegnante) comportamenti, quali lo stare seduto, scrivere o guardare cosa viene scritto alla lavagna. Dopo una prima ora di pratica, J. ha capito il significato del taggere e ha iniziato ad esibire questi comportamenti in modo sempre più continuo. Dopo alcuni giorni e alcune sessioni insieme a me e ai suoi compagni mi è rimasto un problema ancora da risolvere, il che ci porta allo spunto dal quale è nato questo articolo. 

TRANSIZIONI 

Con il termine "transizioni" faccio riferimento a quei momenti in cui si passa da una attività all'altra
 e si deve aspettare prima di iniziare che tutto e tutti siano pronti. "Aspettare" per un insegnante significa che gli alunni rimangano al posto loro assegnato, ragionevolmente in silenzio, mentre ci si prepara. "Aspettare" significa anche saper attendere mentre l’insegnante è impegnato ad aiutare un compagno. "Aspettare", è un comportamento che, come potete immaginare, J. non è in grado di fare. Nelle pause i problemi di J. -letteralmente- esplodono. Lui salta per l’aula, insulta e picchia i compagni e lancia oggetti, quando non scappa in bagno per arrampicarsi sopra i sanitari. Quanto di buono era stato fatto nel periodo precedente si dissolve in un attimo. Perché?

COMPORTAMENTO 

Un sasso non si "comporta".
La mia idea anche riguardo a queste esplosioni, è che, in quanto esserei viventi dobbiamo (per essere -appunto- "viventi") fare qualcosa o, se preferite, comportarci. E’ quello che ci distingue da un sasso. Il sasso non si "comporta", un essere vivente, per quanto semplice possa essere sì. J. manifesta la sua vitalità (nel senso di "essere vivo") con comportamenti che talvolta possono essere problematici se il ragazzo viene lasciato libero di scegliere da solo dove trovare il rinforzo (dal momento che non è in grado di trovare sufficentemente rinforzanti i "normali" comportamenti" che si esibiscono quando si aspetta. Il TAGteach aiuta J. a scegliere rinforzi che siano più compatibili con la normale gestione di una classe di ragazzi. Desidero essere molto preciso su questo punto: l’uso del tagger non "costringe" J. a stare seduto; l’uso del tagger fornisce a J. le motivazioni necessarie per scegliere di rimanere seduto. Secondo me, i "comportamenti problematici" altro non sono che la ricerca autonoma di rinforzamento dall'ambiente. Essendo autonoma (ovvero autogestita) questa ricerca può sfociare in comportamenti che possono essere adattivi (J. li esibisce perchè per lui funzionano), ma non adatti (a una normale classe). Tipo urlare e lanciare oggetti in classe. J. si comporta così perché sono queste le strategie che ha imparato. In casi come il suo, ma anche in generale, organizzare delle continue e consistenti opportunità di rinforzamento per buoni comportamenti è il modo migliore per riuscire a gestire J. e, nel mio caso, la classe. E qui entra in gioco il TAGteach. 

COME USO IL TAGTEACH

Il tagulator. Ogni perlina scende e
 "segna" un punto per l'alunno
 Con J. e la sua classe sto sperimentando diverse situazioni nelle quali posso usare il TAGteach.
Innanzitutto ho dato a J. un tagulator, e taggo qualsiasi buon comportamento: stare seduto, scrivere, aspettare. Mentre sto scrivendo alla lavagna faccio delle crocette sotto il suo nome scritto in un angolo, in modo da dargli continuamente la sensazione di stare facendo la cosa giusta. In altre situazioni coinvolgo i suoi compagni, dando a tre di loro il tagger e spiegando quali comportamneti di J. rinforzare. Ne scelgo -solitamente- tre perchè sono i compagni che sono più vicini a lui a causa della disposizione dei banchi. I compagni che taggano J. possono aiutarmi nelle transizioni di cui parlavo all’inizio. Se c’è da aspettare perché l’insegnante sta preparando la prossima attività. ci sono i compagni che possono taggare buoni comportamenti. Questo setting funziona, ma non come desidero e comunque, non tutte le volte. 
Probabilmente devo definire altri comportamenti che J. può esibire mentre si aspetta, dandogli l’opportunità di scegliere cosa esibire per venire rinforzato. il tag point potrebbe essere: "Mani sul banco"? O: "Penna pronta per scrivere?" O:"Schiena appoggiata sulla sedia"? Insomma dargli delle alternativi a comportamenti di semplice attesa. "Mnni sul banco" è qualcosa che J. può fare. Semplicemente aspettare può essere molto più difficile per lui perchè "aspettare" non contiene una chiara immagine di quello che ci si aspetta: J. potrebbe aspettare mentre lancia oggetti fuori dallo zaino. 
Diceva Ogden Lindsley che un comportamento non è tale (non appartiene agli esseri viventi) se anche un morto lo può fare. Ovvero un comportamento per essere tale e per poter essere rinforzato deve essere qualcosa che solo una persona viva può fare.

 COS’E’ IL TAGteach? 

Marker.
Il TAGteach consente il rinforzamento estremamente preciso del comportamento attraverso l’uso d
i un segnale acustico che "marca" il comportamento esattamente nello stesso istante in cui il bambino esegue il comportamento! Il segnale acustico è costituito da un breve, preciso suono fatto da una scatoletta che si tiene in mano (il cosiddetto "marker"). Quando il bambino esegue il comportamento corretto, il genitore o l’insegnante preme immediatamente la linguetta del marker e consegna un piccolo premio (che può essere una caramella, un dolcetto, una figurina, lodi, contatto sociale e, perché no? anche denaro) come rinforzo. Con il TAGteach è semplice rinforzare i comportamenti in modo preciso e rapido. Il feedback accurato ed immediato, unito al rinforzamento positivo ha come risultato che il bambino compie il comportamento desiderato sempre più spesso e per periodi sempre più lunghi: Grazie all'ausilio del feedback e con le cose da imparare suddivise in piccoli passi, mediante il TAGteach i bambini (e gli adulti) possono apprendere molte nuove competenze, seguendo ciascuno il proprio ritmo.

venerdì 3 aprile 2015

TAGteach per l’Autismo: come la scienza di B.F. Skinner ha aiutato la nostra famiglia ad essere felice

 di Martha Gabler
Aprile 2015
Articolo originariamente pubblicato nella newsletter "Operant" della Fondazione B.F. Skinner 


Sono la madre di un adolescente profondamente autistico, senza competenze verbali. Vorrei raccontarvi brevemente del viaggio della mia famiglia in compagnia dell'autismo e soffermarmi sul metodo meraviglioso noto come TAGteach. Mi limiterò a descrivere come il TAGteach soddisfi le tre condizioni essenziali per un insegnamento efficace, come delineato dal Dr. B.F. Skinner; perché questo semplice metodo sia così efficace per i ragazzi autistici, e come può essere un vantaggio per le famiglie e i terapisti che vivono e lavorano con l’autismo. Alla fine, spero che sarete ispirati a voler provare il TAGteach voi stessi!

Il nostro viaggio con l’autismo

 Ora amo l’ABA (Applied Behavior Analysis, ovvero Analisi Applicata al Comportamento), ma vi sono arrivata per caso, non per scelta. Il giorno in cui a mio figlio è stato diagnosticato l'autismo è stato il giorno in cui il mondo ci è cascato addosso. IMa è anche finito per essere il giorno che, alla fine, ci ha portato all’ABA. Dopo quel fatidico giorno, abbiamo avuto a che fare con una diagnosi devastante, il cercare di ottenere servizi, lo scoprire che i migliori servizi di consulenza (l’ABA appunto) erano fuori dalla nostra portata, e poi tentare di trovare un modo per cercare di andare avanti. 
Abbiamo iniziato prima con l’ABA e il Verbal Behavior, e a seguire, abbiamo appreso il Direct Instructions e il Precision Teaching. Ognuna di queste metodologie ha dato un enorme contributo ai progressi di mio figlio. Sono rimasta stupita da questi metodi scientifici efficaci per l'insegnamento, e sono rimasta sbalordita in seguito (e lo rimango ancora), che siano sconosciuti, sotto-utilizzati e spesso inaccessibili per la maggior parte delle famiglie.
 Un enorme colpo di fortuna è arrivato quando mi sono imbattuta nel TAGteach. Mio figlio aveva molti comportamenti difficili; non appena ho letto sulla combinazione di un marker sonoro con il rinforzamento positivo, ho capito che avevo trovato un modo per insegnargli abilità utili. Ecco cosa è successo.

 Cos’è il TAGteach? 

Il tagger usato nel TAGteach
 Il TAGteach permette un rinforzamento positivo estremamente preciso del comportamento, utilizzando un segnale acustico che "marca" un comportamento nel momento preciso in cui il bambino lo compie. Il segnale acustico è un breve suono acuto: "Click!", emesso da piccola scatolina di plastica (il "Tagger"). Quando il bambino compie l'azione corretta, il genitore o l’insegnante preme immediatamente il pulsante sul tagger e consegna un premio (caramelle, un dolcetto, un gettone, lodi, riconoscimento sociale, o denaro) come rinforzo.

TAGteach sta per Insegnamento Audio Assistito (Teaching with Acoustical Guidance). Il TAGteach è un metodo di insegnamento e comunicazione basato sui principi scientifici dell' ABA.

Il TAG è un rinforzamento condizionato 

Dopo alcune esperienze di sentire il tag e ricevere un rinforzatore, il bambino impara rapidamente che il tag significa: "Cose buone stanno arrivando". Comincia ad aspettare il suono e, soprattutto, comincia a capire che cosa ha causato questo simpatico evento. Il bambino si affida al tag, quindi, per conoscere quale comportamento esibire di nuovo. A questo punto è possibile modellare nuovi comportamenti nel bambino in modo rapido ed efficiente. Il TAGteach è così affidabile perché soddisfa le tre condizioni essenziali per un insegnamento efficace, come spiego di seguito. 

Le tre condizioni essenziali per un programma d’insegnamento efficace

 Più di cinquant'anni fa, il Dr. B.F. Skinner ha descritto le tre condizioni essenziali di un programma di insegnamento efficace. Queste sono:
  • Un feedback immediato 
  • Rispettare il ritmo del bambino
  • Imparare in molteplici, piccoli passi 
Vediamo come il TAGteach risponde a ciascuno di questi requisiti. 

Feedback immediato 

 Quando si impara un mestiere, un feedback immediato, per conoscere se la vostra risposta è corretta o non corretta, è essenziale per un apprendimento efficace. Perché? Perché, quando sappiamo subito di aver fatto qualcosa di giusto, percepiamo il successo! Desideriamo fare questa azione corretta ancora una volta, e saremo disposti a provare il passo successivo, perché abbiamo una storia di successo alle spalle. Al contrario, i ritardi nella valutazioni portano a ritardi nell'apprendimento. Se non siamo sicuri, o se siamo incerti, non sappiamo se l'azione era corretta. Non ci si sentiamo sicuri quando un nuovo compito ci viene presentato. I risultati di questo ritardo sono confusione e sgomento, che influenzano negativamente l'apprendimento. 

Come il TAGteach fornisce un feedback immediato? 

Con il "tag", il segnale acustico che marca l'azione corretta nel momento esatto in cui il bambino la compie! In un ambiente TAGteach il bambino (magari un bambino autistico o altra disabilità) esegue un'azione. Se il bambino compie un azione desiderata (ad esempio, mette un pezzo di puzzle al suo posto, pronuncia il suo nome ad un livello vocale appropriato, o fa rotolare una palla), il genitore/insegnante immediatamente "tagga", l'azione con un marker (la chiave di volta acustica del TAGteach) e consegna un rinforzo (un dolcetto o un’altra ricompensa assecondando i gusti del bambino). Dal momento che il bambino riceve il feedback acustico (il "tag") nella frazione di secondo in cui sta compiendo l'azione, sa esattamente che quello che ha fatto è corretto Questo è entusiasmante per ogni bambino ma, soprattutto, per un bambino autistico. Il "tag" segnala il successo! "Sì, lo hai fatto!" Lui si sente felice, sicuro di sé, pronto a ripetere quella fantastica azione, ed è emotivamente pronto per il passo successivo. Così il tag fornisce un feedback immediato per lo studente, e il TAGteach risponde alla prima di queste tre condizioni essenziali. 

Rispettare il ritmo del bambino 

Il Dr. Skinner ha sottolineato la necessità per gli studenti di imparare al proprio ritmo. Imparare al proprio ritmo è fondamentale per un bambino autistico. Questi bambini hanno talmente tanti problemi sensoriali ed emotivi che il processo di insegnamento deve rispettare il loro bisogno di tempo per rispondere a, e capire nuovi stimoli.
 Poiché i bambini con autismo hanno spesso problemi con competenze di base, quali il contatto visivo e la capacità di imitazione, è importante insegnare loro questi comportamenti. Tuttavia il contatto visivo per esempio, può essere un compito difficile per un bambino autistico per una serie di ragioni diverse. 
Come il TAGteach permette al bambino di imparare al proprio ritmo? 
Osservando il bambino e aspettando che agisca.
 In un ambiente TAGteach, l'attenzione è rivolta all’osservare il bambino e aspettare che esibisca l'azione desiderata. Nell'obiettivo dell'insegnamento discusso in precedenza, la soluzione non è per forza il contatto visivo, ma rinforzare ogni volta che il bambino compie il contatto con gli occhi. Il contatto visivo è, per sua natura, è un comportamento fugace. Spesso è solo un flash e poi scompare.
 Il TAGteach, con il rapido "tag", coglie ogni barlume di contatto con gli occhi ogni volta che il bambino sceglie di eseguirlo. Se il bambino esegue solo una volta al giorno o una volta alla settimana, verrà rinforzato a tale tasso. Man mano che il bambino si sente sempre piùa suo agio ed esegue l'abilità più spesso, verrà rinforzato più spesso. Il TAGteach rispetta la capacità del bambino di eseguire questo comportamento, e permette al bambino di costruirlo (nel suo repertorio comportamentale) a suo piacimento. 
La pratica del TAGteach di osservare e di aspettare il bambino, assicura che il bambino impari al proprio ritmo, la seconda delle condizioni essenziali del dottor Skinner. 

Apprendimento organizzato a piccoli passi 

La terza condizione essenziale per un apprendimento efficace è un programma accuratamente costruito, dove l'abilità è scomposta in diversi piccoli passi. La ragione di questo è garantire che il bambino sperimenti il successo nella progressione dell’apprendimento. Molti piccoli passi di successo portano a uno studente fiducioso e motivato. 
 Come il TAGteach consente l'apprendimento in piccoli passi?
 Con il "tag point".
 Il tag point descrive l'esatto movimento fisico che farà guadagnare il "tag" e il conseguente rinforzatore. Il tag point deve soddisfare quattro criteri. Deve essere: 
  • Cosa desidero
  • Solo una cosa alla volta
  • Misurabile
  • Cinque parole o meno ù
Inoltre, il primo tag point deve essere impostato sul "punto di successo". Questo significa che si inizia a rafforzare un bambino per l'esecuzione di un comportamento che è già in grado di esibire.
Torniamo all'esempio di insegnare il contatto visivo. Tendiamo a pensare al contatto visivo, sostenuto, come quello fra due persone che si scambiano uno sguardo reciproco. Eppure, il nostro ragazzo potrebbe non essere in grado di farlo; infatti, lui potrebbe tenere la testa rivolta lontana dalla gente. Il primo tag point non sarebbe: "Guardami", ma piuttosto: "Testa 1/4 di fronte." Così, ogni volta che muove leggermente il capo verso la mamma o un terapeuta, guadagna il "tag" e il conseguente rinforzatore.
 Con il tempo, la pratica e la pazienza la testa sarà regolarmente girata per un quarto di fronte, poi un po'di più, fino a quando lui è a suo agio a essere rivolto direttamente di fronte alle persone. Una volta che è tranquillo di fronte alle persone, i tag point possono essere impostati in progressione tipo: "Occhi sul mio collo/mento", "Occhi sulla mia guancia/naso, "Occhi su miei occhi." Giunti al tag point: " Occhi sul mio sguardo" è possibile lavorare sulla durata, fino a quando il ragazzo si trova a suo agio mentre mantiene il contatto visivo. Questi numerosi, piccoli, passi conducono il bambino da evitare il contatto visivo a stare bene con un adeguato contatto visivo, a padroneggiare una importante abilità di apprendimento. 
Con il processo del tag point, ogni genitore o insegnante può iniziare ad insegnare a un bambino una nuova abilità. Iniziamo con qualcosa che il bambino può già fare. Quando questo viene padroneggiato, aggiungiamo uno piccolo passo in avanti e lo rinforziamo finché il bambino lo esegue senza sforzo. Continuiamo in questo modo lungo tutto il processo. 
Il TAGteach, con il segnale acustico del "tag", mantiene su tutte e tre le condizioni essenziali delineate dal Dr. Skinner. Questa è la ragione del successo di TAGteach. 
In sintesi, con il TAGteach è facile rinforzare i comportamenti in modo preciso e veloce. L'immediato e accurato feedback e il rinforzamento positivo hanno come conseguenza che il bambino esegue l'azione corretta più spesso, e per periodi di tempo più lunghi. Con il feedback immediato e compiti di apprendimento suddivisi in piccoli passi, i bambini possono imparare molte nuove abilità con il TAGteach, seguendo il proprio ritmo. 

Perché il TAGteach è ideale per i bambini con autismo?

 Il segnale acustico aggira i problemi di elaborazione sensoriale e di comunicazione verbale comuni nei bambini autistici, e offre un preciso, rinforzamento immediato al posto del più lento, rinforzamento verbale tradizionale. Recenti ricerche ci dicono che i bambini autistici percepiscono le azioni fisiche come se si svolgessero più rapidamente di quanto non facciano in realtà, e che processino la parola molto più lentamente. Questo pone delle richieste sensoriali alte sul bambino, perché deve cercare di coordinare il movimento veloce con parole lente: questo si traduce in un ostacolo all'apprendimento. 
Il TAGteach taglia la confusione. La metodologia utilizza un suono coerente (il "tag") per fornire un messaggio coerente, "Sì! Hai ragione. Ora sta arrivando la tua ricompensa". Queste informazioni chiare e semplici hanno un impatto enorme. Il bambino impara rapidamente che il suono significa che il rinforzatore è in arrivo! Impara a cercarlo e a prestare attenzione a ciò che provoca il rinforzamento. Quando il bambino è impegnato con il suo ambiente e alla ricerca di rinforzi, si può iniziare a plasmarne i comportamenti. 

Il TAGteach consente il rinforzamento con tempismo

 Un rinforzamento lento e/o in ritardo causa ritardi nell'apprendimento. Con il TAGteach è possibile contrassegnare un comportamento istantaneamente e rinforzare prontamente. Questo accelera il processo di apprendimento. 
Karen Pryor, autrice di "Don’t Shoot the Dog", ha una bella descrizione del motivo per cui un suono udibile è molto migliore per "marcare" un comportamento rispetto alle nostre parole: 
"… Ricordiamo che la voce umana è un segnale indicatore molto povero ... troppo lungo, troppo lento, troppo variabile, portando troppi messaggi confondenti (dipendenti dal sesso, dalla vostra età, dal vostro umore, dalla vostra salute, etc.) e, anche, quasi sempre in ritardo. Inoltre, non è possibile distinguere quando si è un mini-secondo in ritardo con la nostra voce, ma si può dire in una sola volta, senza esperienza, quando il click è in ritardo". (Karen Pryor, Penn State Listserve System, Standard accelerazione Society, il 18 maggio 2005.)
 Per queste ragioni, il TAGteach è efficace per aumentare le competenze nei bambini autistici. 

Il TAGteach ha un grande potenziale per aiutare le famiglie con soggetti autisitci 

Per insegnare ad un bambino autistico, è indispensabile conoscere come l'uso di rinforzamento positivo permetta di costruire e successivamente mantenere nuove competenze. 
La bellezza del metodo TAGteach è che ha il corpo di conoscenze scientifiche semplificandone i protocolli di insegnamento fino al punto in cui anche persone non esperte sono in grado di implementarli, compresi, i genitori esausti, sopraffatti di bambini autistici. Il TAGteach offre ai genitori un modo per fare buon uso delle loro capacità di osservazione e di aiutare i loro bambini ad imparare abilità funzionali. Ognuno vince.

 Il TAGteach ha un grande potenziale per aiutare i terapisti 

Ci sono così tante opportunità per insegnare tante cose con questa meravigliosa metodologia. Il TAGteach può essere un fantastico complemento ai programmi ABA e VB: ogni volta che il bambino dà la risposta desiderata, basta marcare e rinforzare. La precisione e la chiarezza del rinforzo possono accellerare il processo di apprendimento.
 Il TAGteach è eccezionale per lavorare in un ambiente naturale. Mentre il bambino cammina intorno, è facile taggare e rinforzare anche il più piccolo sussulto di un muscolo per un tocco, un gioco, un contatto con gli occhi o una vocalizzazione appropriata.
 Anche per insegnare abilità sociali, vi è un enorme potenziale, soprattutto con l'approccio detto del "Peer tagging". Con questa strategia, a ogni partecipante in un piccolo gruppo (potrebbe essere una classe a scuola) viene dato un tagger per segnalare e rinforzare i comportamenti target di quella particolare sessione. Man mano che osservano e si rinforzano reciprocamente, i comportamenti desiderati vengono appresi dai bambini più velocemente, e tutti hanno l'opportunità di passare  insieme del tempo godendosi la reciproca compagnia. 
Potrei andare avanti, ma mi fermo qui. Spero di essere riuscita a condividere la mia visione di come il TAGteach può aiutare i bambini, i genitori, gli insegnanti, i collaboratori e i professionisti della comunità dell'autismo. Ci sono così tante applicazioni creative possibili, qui ne ho elencate solo alcune. Siamo limitati solo dalla nostra immaginazione, quindi cerchiamo di liberarla e di andare avanti!

martedì 17 marzo 2015

Il TAGteach va a scuola!

Luca Canever
Marzo 2015

Gestire il rinforzamento per un gruppo di persone è una delle difficoltà maggiori che si possono incontrare. Specialmente se le persone in questione sono 20 ragazzini di 11 anni, con interessi e personalità diversi tra loro. Da due mesi lavoro in una scuola e, per la prima volta, mi sono trovato ad usare il tagger con un gruppo numeroso che non ha nemmeno un particolare desiderio di trovarsi in classe. Come rinforzarli? C’è chi ama le caramelle, chi le perline, chi tempo extra per la ricreazione e chi (esistono anche loro!) trova rinforzante lo studio in sé (ma sono molto, molto, molto rari). Quello che ho deciso di adottare è una rotazione continua tra i vari programmi di rinforzamento: oggi si lavora per extra time per la ricreazione; domani si guadagnano braccialetti; poi si guadagneranno punti per vedere un film, o per poter svolgere qualche attività preferita. Anche se può sembrare un ostacolo a prima vista insormontabile e demoralizzante (se non si trova il rinforzatore adatto può succedere di tutto) trovare i rinforzatori giusti anche per un gruppo di persone si può fare. Credo che possa bastare un po’ di fantasia e desiderio di escogitare nuove strategie. E, se poi, per una volta non funziona… pazienza. Più diventiamo in grado di cogliere comportamenti da rinforzare più facile sarà rinforzare questi comportamenti. Ho usato il TAGteach in diverse situazioni; e, anche se non sto usando direttamente il tagger, i principi alla base della metodologia sono sempre presenti neii miei protocolli

PRENSIONE DELLA PENNA

Molti ragazzi hanno una prensione della penna non corretta: questo fatto può causare problemi alle articolazioni del polso, e, cosa più preoccupante, difficoltà nella scrittura che si traducono in: "A me non piace scrivere" o:"Io non so scrivere". Da qui il passo verso una diagnosi per un Disturbo Specifico dell'Apprendimento può essere tremendamente breve.
Insomma se vogliamo educare dei futuri Shakespeare, tenere correttamente la penna in mano è il primo passo. In questo caso ho usato due tag point: "Schiaccia tra pollice e indice" e "Spingi con il medio". Le due foto li illustrano meglio.




































Questi tag point si prestano ad essere "lavorati" in molti modi: a gruppi di due (per esempio i compagni di banco) con uno studente che scrive e l'altro che marca. Possono anche essere usati a gruppi di tre studenti,con un allievo che detta, un secondo che scrive e il terzo che marca. Questo tipo di sistemazione mi permette, in qualità d'insegnante, di essere libero di seguire coloro i quali possano incontrare maggiori difficoltà. Ho anche trovato due buoni riferimenti (o target) su YouTube per agevolare i ragazzi nell'apprendere la prensione corretta.
  • Target 1: la penna va messa giù con la punta rivolta verso chi scrive. Questo comportamento può essere aiutato disegnando su un cartoncino la sagoma di una penna e attaccandola sul tavolo (ovviamente con la punta verso chi scrive). In alternativa, se necessario anche questo può diventare un tag point ("punta verso chi scrive")
  • Target 2 :  usare indice e medio della mano sinistra per posizionare la pinza pollice e indice della mano che scrive alla giusta altezza sulla penna: esattamente sul bordo indicato dal dito indice. Se necessario, si può mettere un piccolo adesivo colorato sul punto esatto sull'asta della penna. Volendo anche questo può diventare un tag point: "pinza sul bollino". Le foto qui sotto mostrano i due target.
Punta verso chi scrive. Questo può, se necessario diventare un tag point
Come misurare il punto dove mettere la pinza. 

 LETTURA

La punteggiatura non è una cosa che i miei ragazzi gestiscano molto bene. Ma leggere con espressività aiuta la comprensione del testo e la positività dell’esperienza di lettura, secondo il motto che ho appena inventato: "se SAI leggere, allora ti PIACE leggere". Leggere senza difficoltà significa avere le competenze per studiare meglio, più velocemente e con maggior profitto. Di nuovo il passo tra delle difficoltà derivanti dalla mancanza di questo tipo di pratica e una diagnosi DSA può essere breve.
Quindi ho iniziato ad insegnare a rispettare le pause della punteggiature. L’esercizio si è svolto così: il primo compagno legge, il secondo lo marca. Il tag point è: "pausa sulla virgola" (ma potrebbe essere: "rispetta la punteggiatura" a un livello più avanzato o "pausa sul punto" etc etc). Dopo 5 tag la lettura passa al secondo compagno che viene taggato dallo studente successivo. Questo se volete che tutta la classe segua insieme. Se desiderate vivacizzare la cosa basta formare dei gruppi di due o tre alunni, stabilendo i turni per chi legge e per chi tagga.

DISGRAFIA

 E veniamo ai DSA. Uno dei miei ragazzi ha alcuni -fortunatamente leggeri- problemi cognitivi. Scrive in modo disordinato e ha scarse competenze nell’area della memoria di lavoro. La diagnosi per lui è stata: "Disgrafia". Anziché ricorrere a strategie di ripiego (scrittura in maiuscolo, o scrittura al computer) ho deciso, rispettando le capacità dell’alunno, di insistere perché scrivesse in corsivo. Scrivere in corsivo permette di scrivere più rapidamente, questo si traduce in fluenza nella scrittura. Essere fluenti ha dei vantaggi enormi (ho parlato di cosa sia  fluenza nei comporttamenti in questo articolo). Ho insegnato una scrittura corretta almeno dal punto vista grafico con il tag point "lettere" sulla riga. La foto mostra il primo intervento che ho fatto. La linea rossa mostra qual’era il suo "standard" di scrittura. Notate tutti quei su e giù? La linea blu indica dove ho iniziato a taggare. Il trattamento con il tagger è durato per tutta la linea verde. Circa 30 secondi. Poi ha proseguito da solo. La differenza risulta subito evidente.

15 giorni dopo questo intervento la scrittura è rimasta stabilmente sulla linea, senza aver dovuto ricorrere ad altri interventi. Non solo. Ho notato che il modo con cui il ragazzo riesce ad organizzare i suoi pensieri per la scrittura si è fatto più lineare e fluente. Come se riuscire a scrivere in ordine lo aiutasse a "pensare in ordine". Sicuramente la scrittura "in linea" risulta più rapida ed efficente. Questo comportamento potrebbe liberare risorse cognitive (prima impiegate a fare attenzione alla scrittura) per la composizione dei pensieri sulla carta.

venerdì 13 marzo 2015

Non trattare mia figlia come un cane!

Si sa come vanno queste cose su facbook, un amico pubblica qualcosa vai a vedere, trovi qualcos’altro e vai a vedere, poi trovi qualcos’altro e vai a vedere, poi… Io ho incontrato Ted DesMaisons, autore dell’articolo che mi ha gentilmente concesso di tradurre e pubblicare e al quale va tutta la mia gratitudine. Troverete alcune informazioni su Ted al fine dell’articolo. 
 Luca Canever
Marzo 2015

di Ted DesMaisons
Molti insegnanti ed allenatori che usano il TAGteach trovano resistenza da parte dei genitori o dei loro colleghi per il fatto di “cliccare" i bambini. Le critiche sono del tipo: “Non è lo stesso che usano anche gli addestratori di cani?”. “State –per caso- trattando il mio bambino come un animale?”. “Gli esseri umani sono diversi!”. Paura e rabbia palpabili si intromettono nel processo d’insegnamento, sia facendo vacillare nei suoi propositi chi insegna sia mettendo sulla difensiva chi impara. Naturalmente, "trattare qualcuno come un cane" non significa –sperabilmente- che si stia trattando male quella persona. Magari, qualche volta, metti il tuo cane fuori in cortile o lo tieni al guinzaglio. Forse, qualche volta, gli dai comandi o eserciti la tua “dominanza” in modo irrispettoso. Oppure stai presupponendo che, in quanto animali, possiedano minor intelligenza. In ogni caso, a causa di tali associazioni ( e per incresciosi fatti di cronaca), i pionieri dell'utilizzo del rinforzamento positivo per gli esseri umani, attraverso un marker sonoro, hanno dovuto bonificare, ben presto, il loro linguaggio dalla parola “clicker”. Ma il TAGteach non comporta nessuno di questi aspetti negativi che associamo ai rapporti con i nostri cani (ed animali domestici in senso lato). Vero esattamente il contrario.
Il TAGteach prende il meglio della scienza del rinforzamento positivo con “altri” animali e lo applica al “particolare” mondo degli esseri umani. Il metodo funziona su qualsiasi animale con un sistema nervoso, dalle lumache di mare agli scienziati (…). Specifiche istruzioni e precisi feedback consentono di ottenere un apprendimento a lungo termine. Punto. Qui, "feedback" non significa una critica o sottolineare qualcosa che è andato storto, ma, piuttosto, significa fornire informazioni semplici, tipo “sì-no”, sul fatto che un determinato obiettivo sia stato raggiunto. “Ma noi non siamo animali. Possiamo usare le parole. Perché abbiamo bisogno di un "Click!" per dirci quando abbiamo fatto la cosa giusta?”
Beh, innanzi tutto, siamo animali. Avere a disposizione un messaggero diretto per l’amigdala, usato solo per dire “sì” ci aiuta a farci capire in qualità d’insegnanti: “Oh, allora è questo il comportamento che vuoi!”. Questo discorso è valido dalla lucertola fino a Liz che gioca ala sinistra sul campo (n.d.t Quando Ted ha scritto questo articolo allenava anche una squadra femminile di Softball). A volte le parole, in realtà, ostacolano l'apprendimento. Le parole attivano processi cognitivi ed emotivi che interrompono il più semplice, ed immediato processo di assorbimento dell’informazione. Un "Bravo!", per il mio bassotto invoca accidentalmente la mia approvazione sociale (e aumenta il bisogno del cane per questa). Ci può essere un tempo e un luogo anche per questo, ma non può essere ustata per “integrare” un apprendimento che sta avendo successo. Un calmo "OK, mm-hmm" che segue un più entusiasta "FAAANTTTASTICO!!!!" può rivelarsi più un elemento più di confusione che di rassicurazione. Un semplice "sì" può perdere tutta la sua forza una volta convertito in un "sì, ma" e a noi, come insegnanti, spesso scappa di aggiungere quel "ma" per dimostrare la nostra superiorità o confermare comunque il nostro valore. Quando viene usato per quello che è, il "click!" serve come un indicatore che comunica un lavoro fatto correttamente; un indicatore costante e privo di componenti emotivi allegati. L'informazione rimane pulita e pura. È importante sottolineare che il TAGteach richiede nell’equazione un miglioramento più profondo da parte dell'insegnante che non da parte dello studente. Per utilizzare il metodo bene, un TAGteacher deve migliorare le sue competenze ponendosi tutta una serie di domande:
 “Che tipo di comportamento o abilità, esattamente, sto cercando di sviluppare?”
 “Quali competenze o comportamenti più piccoli costituiscono l’obiettivo finale?”
 “Perché mai questo, dovrebbe interessare al mio allievo?”
“Come posso spiegare quello che sto cercando in modo pulito e conciso?”
 “Come posso migliorarmi nel marcare il successo del mio studente più precisamente?”
“E poi, come posso fare per responsabilizzare il mio studente del suo apprendimento?"

Il tag point e': "Copri con mano"
Un insegnante che si chieda queste domande inizia a passare da essere un maestro sul tipo di Miyaghi (Karatè Kid n.d.t.) a essere un vero e proprio preparatore. Il suo lavoro non è quello di essere al centro dell'attenzione o il “server “ da cui un ragazzino può scaricare informazioni; piuttosto il suo lavoro consiste nell’aiutare a fissare obiettivi chiari e nel fornire la metodologia e le informazioni necessarie per raggiungere tali obiettivi. Tutto ciò può sembrare un pochino, spassionato ed emotivamente freddo (…). Ma, anche qui è possibile trovare eleganza e bellezza; soprattutto quando questo lavoro di preparatore viene fatto bene. Lo stesso apprendimento fornisce la ricompensa. Poi, alla fine di una sessione di TAGteach, l'insegnante può elargire lodi ed elogi per celebrare il processo utilizzato per ottenere il risultato piuttosto che il risultato stesso. La maggior parte dei genitori si “arrabbierebbero” se al loro figliolo fosse somministrato un farmaco o un trattamento medico mai testato prima sugli animali, ma in qualche modo quest’idea di "clicker training" sui ragazzi continua a sollevare dubbi e perplessità. La co-fondatrice del TAGteach, Theresa McKeon, offre un’approccio che può venire, magari, più facilmente accettato: “Ho intenzione di utilizzare, piuttosto che le mia voce, un breve suono per dire sì, in modo da non interrompere la tua concentrazione", ma alla fine dei conti, facciamo ancora affidamento sul successo dei principi derivati dalla scienza del comportamento animale. Se qualcuno si scandalizza quando sente che io uso un clicker per aiutare sua figlia a migliorare il suo gioco di softball, ha, in un certo senso, ragione. Io la tratta come un cane. Più specificamente, userò il rinforzo positivo. Le segnalerò quando si è guadagnata il rinforzo. E, regolarmente, aumenterò le mie aspettative sulle sue performances in modo da poter esaltare tutto il suo potenziale. Nel corso del tempo vi prometto che sarete stupiti dei risultati!

L'autore:

Ted DesMaisons ha insegnato Filosofia e Studi Religiosi ed allenato la squadra femminile di softball presso la ’Northfield University a Mount Hermon, una scuola privata lungo le rive del fiume Connecticut nel Massachusetts occidentale, a sud del Vermont e del New Hampshire. Laureatosi alla Stanford Graduate School of Business, alla Harvard Divinity School, e al One Spirit Interfaith Seminary, Ted è anche un membro attivo sia dell' Association for Contemplative Mind in Higher Education e dell’ Applied Improvisation Network. Ha studiato improvvisazione con Patricia Ryan del Stanford Improvisors e Dennis Cahill e Shawn Kinley della Loose Moose Theater Company a Calgary,
Lasciato il suo lavoro d'insegnante, Ted ha da poco intrapreso la carriera di divulgatore, aiutando le persone a sviluppare la propria auto-consapevolezza. Conduce seminari per insegnanti e uomini d'affari o per persone che sono alla ricerca. Questo è il suo sito: http://animalearning.com/

Marco... Polo!

di Martha Gabler
Marzo 2015

 Narrano le cronache che Marco Polo abbia vagabondato attraverso i deserti dell'Asia per raggiungere le favolose città della Cina. I nostri bambini autistici possono, anche loro, essere dei vagabondi, una fonte di preoccupazione in più per genitori e terapeuti. Ad aggravare il problema del girovagare, spesse volte i nostri bambini hanno limitate competenze verbali, cosicché non possono rispondere quando vengono chiamati. Dopo un episodio particolarmente spaventoso, ho utilizzato il TAGteach per insegnare a mio figlio una risposta verbale, in modo tale che fosse in grado di risponderci nel caso lo stessimo cercando.
Alcuni anni fa, mio figlio scomparve dalla vista un pomeriggio in cui ci eravamo momentaneamente distratti. Immediatamente noi, insieme a diversi vicini, ci precipitammo in cerca di lui. Nessuno riuscì a trovarlo. Finalmente entrai in casa con l'idea di controllare nuovamente con molta cura. Doug era nascosto, raggomitolato su una grande poltrona. Sebbene avessi chiamato, lui non aveva risposto. Capimmo che doveva essere capace di risponderci verbalmente in caso lo stessimo cercando. 

 Dov'è Douglas?

 All'inizio, mi sono seduta con lui per insegnargli a rispondere alla domanda: "Dov'è Douglas? " con l’agitare il braccio e urlando: "Qui!". Questo ha funzionato abbastanza bene, ma una domanda quale: "Dov'è Douglas? " o "Dov'è Tommy? ", potrebbe essere una domanda carica emotivamente per il bambino che la potrebbe anche interpretare con: "Guai in vista?"
"Oh no! Forse farei meglio a stare zitto!"
 A mio marito venne in mente la grande idea di insegnare a  rispondere a: "Marco " con "Polo". Tutti conoscono questa frase; è un gioco piuttosto comune che i ragazzi fanno in piscina durante l'Estate ( N.d.T. Negli Stati Uniti, non credo tanto qui in Italia). Nostro figlio, pur profondamente non verbale era in grado di verbalizzare "Polo" come risposta a: "Marco". Se "Marco Polo" non funziona per il vostro bambino, ci sono altre opzioni. Potete scegliere un titolo da un libro o da un racconto preferito e usarlo. Qualche semplice esempio: "Cappuccetto Rosso"; "Buona notte Luna"; "Brilla, brilla Stellina". Se il vostro bambino non riesce nemmeno a fare un’approssimazione di una di queste parole,scegliete un suono che sia in grado di emettere, insegnategli a fare quel suono in risposta a qualsiasi parola o frase abbiate scelto come segnale. 

 Marco … Polo! 

Fortunatamente, questa competenza è facile da insegnare usando il TAGteach, e voi potete lavorarci sia in modo formale che informale. Mamma e papà dicono: " Marco" e, se necessario, invitano il bambino a rispondere: "Polo". Il tag point è: "dire Polo". Non appena il bambino emette la risposta "Polo" voi marcate (fate scattare il tagger) e consegnate una leccornia (Rinforzatore) al bambino. Ripetete questo procedimento, finché diventa una risposta di routine per il bambino. Dopo di che, praticate questa competenza in altri posti: in macchina, in cortile, ai giardinetti e al parco giochi. È particolarmente utile far pratica all'aperto, nella vita reale, in modo che sappiate che il bambino può rispondere anche in una varietà di posti diversi. Appena una settimana fa, dopo una grande tempesta di neve, sono uscita per ripulire la macchina. Doug è corso fuori e gli ho detto di rientrare in casa. Dopo pochi momenti mi sono preoccupata: era tornato in casa o era corso sul retro? Mi sono precipitata dentro, ho fatto le scale di corsa gridando: "Marco!" L'ho sentito rispondere: "Polo!" Ho potuto tirare un sospiro di sollievo! Quando il vostro bambino può con sicurezza gridare "Polo" in risposta a "Marco" (o qualsiasi altra frase abbiate deciso di utilizzare), avrà acquisito un’ottima competenza che vi darà un po' più di sicurezza nel caso dovesse vagabondare fuori vista. Vi prego di notare che questa competenza non impedirà al bambino di vagabondare. Inoltre le famiglie potrebbero trarre anche vantaggio dall'annuncio del governo federale (degli USA) che fornirà di strumenti per la localizzazione gratuiti per i bambini autistici, o alla nuova iniziativa Big Red Safety Box

 Cos’è il TAGteach? 

Il Clicker è il marker solitamente
usato nel TAGteach
TAGteach significa Insegnamento Audio Assistito. Il TAGteach è una metodologia di comunicazione ed insegnamento che usa il rinforzo positivo e un marker d’eventi per dire al bambino che ha fatto qualcosa correttamente. Il marker d’eventi è un "Click!" emesso da una "scatoletta" che viene tenuta in mano. Quando il bambino esegue l’azione corretta (dire: "POLO" in risposta a "MARCO") l’insegnante fa scattare il marker e consegna un premio (che può essere una caramella, qualcosa di goloso, un gettone, elogi, contatto sociale o anche denaro) come rinforzatore. Con il tempo e la pratica, qualsiasi bambino può imparare nuove competenze con il TAGteach.

L'autrice:

Mi chiamo Martha Gabler. Mio marito ed io siamo i genitori di due ragazzi. Il più giovane, che adesso ha 17 anni, è stato diagnosticato a 3 anni con una forma severa di autismo e profondamente non-verbale. Possedeva tutti i difficili comportamenti comuni ai bambini autistici, era anche violento ed aggressivo. Per puro caso ho conosciuto il TAGteach, intuendo immediatamente che questa metodologia per la modifica positiva del comportamento avrebbe potuto aiutarci. Ed è stato proprio così! Mio figlio è adesso un felice adolescente che ama la vita e che ama visitare posti nuovi. E’ ancora autistico, ma la vita è molto, molto migliore per tutti noi.
 Per conoscere Martha:  http://autismchaostocalm.com/

Il libro:

Disponibile su Amazon
Chaos to Calm è il libro che Martha ha scritto sulle sue esperienze di utilizzo del TAGteach con il figlio Doug.
 Scrive Karen Pryor nella sua prefazione al libro:
 " La cosa meravigliosa di questa tecnologia è che, una volta che se ne sono compresi i principi, questi possono venire applicati autonomamente. Martha è la mamma simbolo di questo fenomeno: sì, aveva un libro –il mio– e aveva qualche infarinatura nelle applicazioni umane della tecnica, ricevuta nei seminari tenuti da Theresa McKeon e Joan Orr, le fondatrici del TAGteach. Ma è stata Martha lavorando per conto suo che ha raccolto gli strumenti, il marker, i rinforzi, lo shaping e i segnali, adattandoli alle proprie esigenze e alle potenzialità di suo figlio. Come lei ci mostra, i deficit di base non possono cambiare, ma il comportamento e il livello di comunicazione quelli sì, possono cambiare. E un genitore può farlo"

In Spiaggia

Avevo scritto questo articolo tre o quattro anni fa.
All'epoca Alessandro, mio figlio, aveva 3 anni e cominciava ad avere le sue opinioni.
Luca Canever 
Verona 13/03/2015

L’anno scorso, la vacanza al mare era terminata con Alessandro che aveva accettato di indossare i braccioli. Insieme abbiamo passato l’intero inverno in piscina, sempre con i braccioli. Arriviamo in spiaggia quest’anno e il bambino non ne vuole sapere di indossare i suoi braccioli. “?” penso io. “per quale motivo al mondo, non vuole mettersi i braccioli, pur avendoli già usati e conoscendo i vantaggi che danno?”. Naturalmente, provo a convincerlo: facciamo il motoscafo; giochiamo a bordo di un canotto gonfiabile; lo porto a spasso sulla schiena. Niente da fare malgrado i miei tentativi Alessandro si rifugia nel più classico dei “No voio”, e tutti i miei tentativi non hanno successo. Finchè… carico il canotto con i nostri giochi (e i braccioli) e porto il bambino con me in acqua. 
Prendo il bambino in braccio e gli faccio fare il motoscafo trascinandolo per le braccia. Sempre con il bambino il braccio gli faccio vedere che i braccioli galleggiano e riesco ad infilargliene uno sotto l’ascella. Anche se è in braccio a me, Alessandro sente la spinta verso l’acqua, ed apprezza. A questo punto, ne approfitto, e metto anche il secondo bracciolo sotto il braccio. Pur con questo supporto non si stacca dalle mie braccia e la situazione non migliora: il bambino non vuole indossare i braccioli. Disperazione! Prendo Alessandro, me lo metto sulla pancia ec erco di nuotare a dorso. Ovviamente con il peso del bambino sulla pancia, non riesco a stare a galla; prendo i braccioli e me li metto sulle mani (sono troppo piccoli per andare più su): in questo modo riesco a stare a galla e portare il peso sulla pancia. …
Idea! Spesso, sia in piscina che qui al mare abbiamo fatto il gioco del motoscafo: prendo Alessandro per le mani e corro all’indietro. Lui si diverte parecchio in questo modo. Stessa cosa oggi, solo che, gli spiego, che per afferrare le mie mani, visto che siamo al mare e ci sono le onde (che i motoscafi saltano!) le sue mani devono stare dentro i braccioli. Il tag point è: mani nei braccioli. Facciamo il motoscafo, Alessandro si diverte: yuppi! Penso io. Rifacciamo il motoscafo, cambiando il tag point. Il tag point è: braccioli sui polsi. Nuovo, grande successo. In altre due ripetizioni, Alessandro aveva i braccioli sulle spalle e stava nuotando per conto suo avanti e indietro. Ci sono volute due ore per riuscire a portarlo fuori dall’acqua, che per fortuna, quel giorno era molto calda.
 La morale è, ovviamente, che esiste sempre una soluzione. Bisogna tenere la mente aperta e “laterale”, pronti per afferrare anche le minime opportunità che l’ambiente ci offre. Io sono stato fortunato: per caso ho avuto i braccioli sulle mani, aprendomi il “pensiero laterale”. A mente fredda, riscrivendo questi appunti, mi rendo conto che il TAGteach va a marcare cosa fa avvenire il comportamento, non il comportamento stesso e, avere le mani dentro i braccioli, era quello che mi serviva come punto di partenza per ottenere il comportamento. Istintivamente, ci si preoccupa di quello che manca, non di come possiamo ottenerlo. Io era focalizzato su “il bambino non ha i braccioli” e non su “il bambino indossa i braccioli”.
A questo proposito vi racconto una storia che ho letto.

 Si racconta che un mercante fosse stato costretto a chiedere in prestito i soldi ad un avido usuraio. Arrivato il momento di pagare, il mercante si trovò di nuovo senza soldi. L’usuraio venne a riscuotere il suo debito e vide la bella figlia del mercante. Propose questo scambio: la mano della figlia in cambio dei debiti del padre. Ovviamente i due si opposero dicendo che si trattava di una richiesta crudele e spaventosa. Forse qualcosa si mosse nel cuore dell’usuraio che propose una scommessa: avrebbe messo dentro la sua borsa un sasso nero e un sasso bianco. La ragazza avrebbe pescato: se fosse uscito il sasso bianco avrebbe sciolto i debiti senza chiedere niente in cambio; se fosse uscito il sasso nero, avrebbe ugualmente cancellato i debiti, ma la ragazza sarebbe diventata sua moglie. Sottrarsi a questa prova avrebbe significato la galera per il padre e la povertà assoluta per la figlia. La ragazza accettò. Si accorse però, che l’usuraio, disonesto, metteva di nascosto nella borsa due sassi neri. Cosa fare? Denunciarlo? E chi le avrebbe creduto? Rinunciare alla prova condannando il padre alla galera? Questo è quello che fece: pescò un sasso nella borsa, ma prima di mostrarlo lo fece cadere per terra: “oh, cielo! Come sono sbadata! Ma nulla è perduto: visto che nella borsa c’erano un sasso nero e uno bianco, basta vedere il colore del sasso rimasto nella borsa per sapere il colore di quello che ho fatto cadere”. Ovviamente nella borsa era rimasto solo un sasso nero, ma l’usuraio non poteva protestare: farlo avrebbe significato ammettere la propria disonestà. Così l’uomo malvagio fu costretto a cancellare i debiti del mercante.

Cosa ha fatto la ragazza? Ha pensato lateralmente: anziché preoccuparsi del sasso bianco che mancava, ha trovato il modo per trovare il sasso. Lo stesso con Alessandro e i suoi braccioli o in ogni altra situazione: non focalizzarsi su quello che manca, ma su come ottenere quello che si vuole. In altre parole: tag.

I bambini adorano il TAGteach

di Sarah Cook
Marzo 2015

Dopo molti anni felici come insegnante alla "A Dancer’s Dream", sono recentemente passata nel mondo della pubblica istruzione, accettando un incarico come insegnante di danza a tempo pieno in una scuola privata di Boston, Massachusetts. Per quelli che non lo conoscono, "A Dancer’s Dream", è un meraviglioso studio di danza dove ogni insegnante è un TAGteacher certificato e i bambini conoscono molto bene questa metodologia. La scuola dove sono finita a lavorare, è una scuola privata di alto livello e comprende medie ed elementari distribuite in tre sedi. Le scuole sono molto rigorose dal punto di vista accademico, hanno una politica piuttosto rigida sul comportamento che gli studenti devono osservare, spingono molto sul rinforzamento positivo e lo sviluppo del comportamento. Inoltre richiedono che ogni studente faccia lezione di danza. Per questo motivo le classi di danza sono numerose, con 27-32 studenti per classe. Non c'è nemmeno il bisogno di dirlo: sono sempre parecchio impegnata. Dopo aver passato un anno e mezzo lottando tra classi numerose, niente specchi e condizioni da scuola di ballo piuttosto approssimative, ho chiesto alla mia preside se potevo iniziare ad usare il TAGteach. Lei mi ha risposto di sì e io tirato un grosso sospiro di sollievo. Potevo finalmente proporre il TAGteach e il tagger in tutte le mie classi. Questi sono alcuni momenti tratti dalla nostra prima settimana di uso del TAGteach. 

 Prima media: siamo ormai a buon punto con le lezioni sul tip tap. Con 27 ragazzi presenti in classe, è difficile vedere e correggere gli errori di ciascun alunno. Come poter risolvere i problemi di troppi ragazzi con così poco tempo a disposizione? Con il TAGteach, naturalmente! Dopo aver osservato l'intera classe tentare i flaps (un passo del tip tap in cui il piede striscia sul pavimento prima di battere) e aver preso nota mentalmente degli errori più comuni, ho scelto uno studente per introdurre la metodologia. Ho spiegato cosa un tag significhi e come aiuti sul corpo e il cervello ad imparare. In meno di due minuti e con soli due tag point i suoi flap erano a posto. Non solo le competenze dell'alunno erano migliorate, ma tutti nella classe hanno migliorato dopo aver osservato la sessione di TAGteach. Erano tutti eccitati e un pochino compiaciuti. A me era stata solo ricordata l'efficacia del TAGteach. 

 Prima elementare: ci sono 32 bambini in questa classe (32 BAMBINI!!!). Nello sforzo di indirizzare le mie classi, ho deciso di iniziare ad usare il TAGteach per lavorare, in primo luogo sulla gestione della classe. Non appena l'ora è iniziata, sono stata pronta ad osservare il primo bambino che si fosse seduto tranquillamente a gambe incrociate. Senza dire una parola, l'ho taggato e… voilà ! La stanza è passata dal caos al silenzio in tre tag. È stato così facile. Hanno capito subito che se non ricevevano il tag potevano osservare un compagno che invece lo aveva ricevuto e correggere il loro comportamento imitandolo. La mia la classe era silenziosa, pronta ad iniziare in meno di un minuto, senza alcun bisogno che li riprendessi. Uno scolaro mi ha detto: "Mi piace il tagger perchè quando tu marchi una persona, tutti noi sappiamo cosa fare senza bisogno che tu parli e sprechi così la nostra lezione".
Hai ragione, ragazzino.
Piace anche a me.
Sono così emozionata di aver introdotto questo strumento nella mia scuola! Abbiamo realizzato di più in meno tempo, la nostra pratica è più focalizzata e tutti sono più felici. Inoltre so che mi aiuta a rimanere calma e concentrata.

mercoledì 4 marzo 2015

TAGteach: momenti da Jedi

Questo è un resoconto scritto da Sean  Pogson, il padre di una bambina non verbale con un grave ritardo dello sviluppo. Seany è stato in grado di modellare nuovi comportamenti con sua figlia, Tink (Campanellino, in italiano), utilizzando il TAGteach. I tentativi precedenti fatti da terapeuti per insegnare a Tink, usando metodi di imitazione, non hanno mai funzionato bene e, infatti, Tink si era ribellata contro queste terapie fatte di tocchi, rifiutandosi di collaborare e regredendo in alcuni comportamenti precedentemente appresi. Sean ha avuto grande successo modellando diversi, nuovi comportamenti e Tink è ormai molto esperta nel TAGteach, Così quando Tink si è ammalata e ha avuto bisogno di antibiotici per via orale tramite siringa (senza ago, ovviamente!, Seany è stato in grado di evitare la forza e di insegnare a Tink ad accettare la siringa e prendere la sua medicina senza protestare. Ecco il suo resoconto su questo processo.

TAGteach: momenti da Jedi 
di Sean Pogson


Tink non sta bene: ha un'infezione all'orecchio e l'influenza. Il problema dell'infezione all'orecchio è amplificato dai suoi problemi di elaborazione sensoriale; così, essere sicuri che lei prenda la sua medicina per tempo, è molto importante. Tink è molto brava a prendere le medicine, ma questa mattina proprio non ne ha voluto sapere. Tink ha rifiutato la siringa per la somministrazione orale.. Ho fatto un secondo tentativo; questa volta Tink ha spinto via la siringa ed ha evitato ogni ulteriore tentativo abbracciando e mordendo il cuscino nel suo box dei giochi. Fa questo quando è agitata, stressata o ha solo bisogno di un abbraccio e lo ottiene abbracciando il suo cuscino, perché a volte la bambina non riesce a far fronte, con la sua sensorialità, ad essere abbracciata. Così ci siamo ritrovati a un punto morto, con io che non riuscivo nemmeno ad andare vicino alla sua bocca. Poi ho avuto un "momento Jedi" e una voce rassicurante e calma è spuntata nella mia testa come Obi Uan Kenobi (Martha Gabler): "Usa il tag, Sean!". Subito la mia voce in testa ha risposto: "Posso farcela!" Così ho preso il tagger dalla tasca e mi sono seduto vicino al box per un attimo fino a che Tink si è calmata un po' nel suo dondolare e mordere il cuscino. Poi mi sono tranquillamente avvicinato a trenta centimetri dal suo viso, con la siringa della medicina mentre stava scavando nel cuscino mordendolo. Questo è stato il primo tag point e ho taggato, rinforzando con un elogio: "Lo hai fatto!" (il tagger per la bambina è diventato un rinforzo condizionato) (1). Così mi sono spostato in avanti di un po''e ho aspettato fino ad una breve pausa nel mordere, mentre avvicinavo ancora la siringa: l’ho taggata e lodata di nuovo. Durante questa ripetizione, mentre taggavo, ho notato un breve movimento degli occhi, lateralmente nella mia direzione al suono del tagger, quindi ho preso la palla al balzo e spostato la siringa più vicino, taggandola di nuovo e ricompensandola con: "Lo hai fatto!" (2). Tink ha poi spostato la testa un po' di traverso sul cuscino, così, ancora una volta, ho spostato la siringa più vicino a circa 2 centimetri dalla sua bocca e l’ho taggata. Poi ho spostato la siringa sulle sue labbra dove lei stessa l’ha afferrata mettendosela in bocca: sono riuscito a darle più della metà della dose, l’ho taggata e rinforzata con: "Lo hai fatto, yeeeeeee!!!!!". A questo punto ero sicuro che avrebbe fatto la stessa cosa così ho spostato la siringa sulle labbra e lei ha fatto esattamente la stessa azione, svuotando la siringa così l’ho taggata e rinforzata con un grande: "LO-HAI-FATTO!!!!"


 Questo è il modo in cui il TAGteach e l’ Analisi Applicata al Comportamento mi stanno insegnando a pensare. Man mano che faccio pratica, il mio pensiero diventa sempre più efficace. Mi ha insegnato a pensare da solo e a fare da solo. Questo è molto più potente di qualsiasi spada laser e molto più utile di qualsiasi Forza. Questo sono io mentre insegno -contemporaneamente- a me e a mia figlia.

 ALCUNE PRECISAZIONI 
(1) In questo caso Sean decide, solo per un attimo di rinforzare il comportamento del mordere il cuscino per dare a Tink la sensazione di successo e per dirle: "Attenzione il tag è disponibile." Anche con allievi normodotati si usa partire sempre da un "punto di successo": un comportamento che sanno già esibire, anche se, magari, non esattamente quello che noi vogliamo. (Clicca qui per ulteriori informazioni sul punto di successo).
 (2) Ora Sean è passato a modellare comportamenti diversi da quelli stereotipati (mordere e abbracciare il cuscino). In questo caso anche un breve sguardo di traverso può bastare per "aprire" un canale di comunicazione.
Ultima annotazione: Sean usa l'elogio come rinforzatore perchè sa che i suoi elogi funzionano come tali, rinforzando appunto i comportamenti di Tink. Altri allievi, nella stessa situazione, potrebbero avere bisogno di rinforzatori differenti.

Sean e Tink su Facebook:

Sean è molto attivo nella comunità TAGteach ed è una continua fonte d'ispirazione. Se desiderat seguire le sue " gesta" questa è la sua pagina su Facebook: SEAN POGSON

venerdì 30 gennaio 2015

Autismo & ABA: alcuni miti sfatati sull'ABA

di Brenda Kosky Deskin
Gennaio 2015


L' Applied Behavior Analysis (N.d.T. ABA, in Italiano: Analsi Applicata al Comportamento) esiste da diversi anni, aiutando le persone all’interno dello spettro dell’Autismo, di tutte le età, ad imparare e prosperare. Alcuni, tuttavia, non sono favorevoli al suo utilizzo su soggetti autistici, ma il mio sospetto è che coloro che non apprezzano l'ABA, ignorino cosa l'ABA effettivamente sia. Mi auguro di riuscire a chiarire alcune erronee idee, largamente diffuse su questo efficace tipo d’intervento per l'Autismo, in modo che, sempre  più persone abbraccino l'ABA come scelta di trattamento per i loro studenti e familiari che si trovano all’interno dello spettro dell’Autismo.

1) Mito: l'ABA non è efficace
FATTO: di tutti i trattamenti associati con l'autismo, l'ABA è quella che ha la maggiore ricerca scientifica peer-reviewed   (peer reviewed: rivista dai pari. un articolo scientifico per poter essere giudicato pubblicabile nelle riviste deve essere approvato da altri scienziati e ricercatori) alle sue spalle, a sostegno della sua efficacia. Se volete saperne di più circa l'importanza della pratica basata sulle evidenze per quanto riguarda l’Autismo basta fare una rapida ricerca sul web digitando da Google Scholar ABA + Autism.

2) MIto: l'ABA è punitivo e sgradevole
FATTO: mentre è stato effettivamente un errore di alcuni dei pionieri dell'ABA sul finire degli anni '50 utilizzare le  punizioni corporali nelle loro procedure di insegnamento, i programmi ABA moderni si basano principalmente sulla lode e preferiscono strumenti quali il premiare uno studente per un lavoro ben fatto. Tecnicamente parlando, usare la parola "No" o talvolta, se necessario, ritirare un oggetto preferito sono già considerate come "punizioni" nel mondo dell'ABA di oggi,. Anche queste procedure punitive vengono utilizzate raramente e solo quando è assolutamente necessario, in uno qualsiasi dei tanti programmi d’intervento di cui sono a conoscenza. Certamente, qualsiasi punizione fisica o verbale che sia di natura abusiva non dovrebbe venire tollerata né considerata accettabile. In realtà, l'importanza di utilizzare metodologie che si concentrano sul rinforzamento, piuttosto che sulle punizioni viene chiaramente espressa nel Codice Etico del Behavior Analysis Certification  Board (BACB).
Come ho premesso, spesso un buon programma ABA è un programma ABA divertente. Mio figlio, Michael, è molto affezionato ai suoi terapisti ABA ed è molto felice insieme a loro. Il suo programma di terapia prevede visite al negozio di libri, passeggiate nella foresta, nuotare, guidare go-kart e innumerevoli altre attività nelle quali si diverte. Un terapeuta ABA talentuoso e competente prende un'attività che il suo studente ama e la trasforma in una opportunità di insegnamento divertente.

3) Mito: l'ABA significa ore di stare seduti immobili a un tavolo facendo esercizi
FATTO: questo è un equivoco molto comune. Il mito fa riferimento a una metodologia didattica denominata "Discrete Trial Teaching" o "Discrete Trial Training." (N.d.T.: sono procedure nelle quali si insegna una nuova competenza per piccoli incrementi successivi). E 'solo una delle molte metodologie didattiche differenti utilizzati in un programma ABA e non dovrebbe mai essere identificata come l'unico approccio all'insegnamento per una persona autistica. Nessuno vuole né deve passare ore seduto a un tavolo a studiare. L’"Incidental Teaching", (N.d.T: è una procedura nella quale si "catturano" esibizioni anche parziali del comportamento desiderato che avvengono incidentalmente. Compito del terapeuta è di preparare l’ambiente dove questi "incidenti" possono avvenire con maggiore frequenza). per esempio, è un altro approccio basato sull'ABA-che è estremamente efficace e può essere utilizzato in molti ambienti e situazioni diverse.

4) Mito: l'ABA è solo appropriato ed efficace per i bambini
FATTO: come noi tutti siamo ben consapevoli, persone di ogni età possono imparare ed effettivamente lo fanno. Le persone nello spettro dell’Autismo non fanno eccezione. Sebbene i principali ed innovativi studi sull'efficacia complessiva dell' ABA nell’aiutare soggetti autistici siano tutti focalizzati sui bambini, ci sono numerosi piccoli studi che esaminano l'uso dell' ABA per affrontare compiti specifici tra cui scegliere cosa vestire, tenere adeguati comportamenti a tavola, usare i distributori automatici, andare in autobus senza problemi…  e così via. Molti dei partecipanti di questi studi sono adulti autistici e i risultati sono promettenti, dimostrando che gli individui autistici di tutte le età, possono fare enormi passi in avanti se istruiti con l’aiuto dell'ABA. Lo statunitense Dr. Bobby Newman, PhD, BCBA, dice a riguardo:
 "L'apprendimento continua per tutta la vita. I principi di apprendimento su cui l'ABA fondamentalmente si basa sono universali, per quanto ne sappiamo; passando tra specie animali diverse e, CERTAMENTE, nel corso della vita. Un adolescente o adulto non sono neanche lontanamente "completi". Direi, anzi, che la necessità di una buona e solida base di insegnamento ABA aumenti piuttosto che diminuire man mano che gli studenti si avvicinano all’età adulta. Ci saranno molte nuove esigenze (per esempio: una formazione professionale, viaggiare, avere una vita indipendente, ecc), e le ore di scuola / formazione spesso diminuiscono. Ciò aumenta la necessità di un insegnamento scientificamente valido ed efficace; non diminuisce tale necessità. "

5) Mito: l'ABA è solo per le persone che soffrono di autismo
FATTO: l'ABA ha dimostrato di essere efficace in una vasta gamma di applicazioni, tra cui la riabilitazione delle vittime di ictus e gli individui con lesioni cerebrali acquisite. Sebbene molti di noi non ne siano consapevoli, l’ABA trova molte applicazioni nella vita quotidiana di tutte le persone. Usiamo strategie ABA per addestrare i nostri cani. Molte buone pratiche genitoriali hanno forti radici in ABA. (Avete mai premiato e lodato il vostro bambino per aver usato il vasino?) Le tecniche ABA possono essere utilizzate anche per superare diversi tipi di problemi sociali o comportamentali, tra cui mettersi a dieta o smettere di fumare. Ti capita mai di premiarti per un duro lavoro, per esempio, con una seduta al centro benessere o prendendo una vacanza? Il vostro capo ha mai riconosciuto i vostri sforzi nel  lavoro con un complimento (meglio conosciuto nel mondo ABA come "Rinforzo Sociale") o con un bonus o un aumento di stipendio (un "Rinforzo Tangibile")? Questi principi di ogni giorno sono davvero niente di diverso da quelli usati in un programma ABA per un individuo autistico.

6) Mito: l'ABA è solo corrompere le persone con cibo e giocattoli
FATTO: E' importante riconoscere che c'è una grande differenza tra una tangente e un rinforzatore. Una tangente è un tipo di trattativa che avviene prima che si verifichi qualcosa. Si afferma o è implicito che "Se fate questo, otterrete ...". D'altra parte, un rinforzatore è qualcosa favorevole che uno studente riceve per un lavoro ben fatto dopo che lo ha completato. In questo modo, si consente al discente - spesso inconsciamente - di iniziare ad accoppiare o fare l’associazione, nella sua mente, tra il comportamento che ha appena esibito con il rinforzatore che riceve subito dopo. Con la pratica ripetuta, dopo queste associazioni sono saldamente radicati nella mente del discente, il rinforzo può spesso essere rimosso in una sola volta, non appena il comportamento appena appreso diventa abitudine.
(N.d.T. a questo riguardo c’è da aggiungere che l’uso di un tagger, come avviene nel TAGteach, semplifica ed amplifica il processo di associazione. Il discente è in grado di riconoscere immediatamente quale comportamento è stato rinforzato; il tasso d’apprendimento accelera esponenzialmente, con risultati più duraturi e stabili nel tempo)
Per quanto riguarda ciò che è effettivamente utilizzato come rinforzo in un programma ABA, devo nuovamente fare riferimento al Codice Etico del Behavior Analysis Certification Board(BACB):
"L'analista comportamentale riduce al minimo l'uso di articoli come potenziali rinforzatori che possano essere dannosi per la salute a lungo termine del cliente o partecipante (ad esempio, sigarette, zucchero o cibi con troppi grassi alimentari)."
Mio figlio, per esempio, non è mai stato premiato con il cibo. I suoi terapisti utilizzano qualunque cosa accada che sia motivante per lui in un dato momento, e questo può -ed effettivamente cambia- nel tempo. Alcuni dei suoi rinforzi sono il nuoto, guardare pile di fotografie, cercare video su YouTube e i terapisti che recitano battute dai suoi film preferiti.

7) Mito: l'ABA aiuta solo nel trattamento di comportamenti; non può contribuire ad insegnare effettive capacità o competenze linguistiche
FATTO: mentre interventi basati sull’ABA sono certamente ideali per affrontare comportamenti problematici quali l'aggressione fisica, il fare i capricci e simili, sono ugualmente efficaci nell’insegnare nuove abilità e promuovere lo sviluppo del linguaggio. Michael ha imparato a piegare il bucato, prepararsi uno spuntino e una miriade di altre abilità "di vita" importanti dai suoi terapisti ABA. Competenze scolastiche quali la lettura, la scrittura e la matematica possono anche essere insegnate con successo entro i confini di un programma ABA.

8) Mito: l'ABA è un unico trattamento valido per tutti
FATTO: se da un lato ci sono, a disposizione dei genitori, molti libri eccellenti e risorse basati sui computer che possono aiutarli ad imparare cosa sia l’ABA e anche fornire fondamenti di base e suggerimenti per iniziare un programma ABA in un mondo "fittizio", questi non devono essere considerati in maniera esclusiva. Poiché ogni persona autistica è diversa, ogni programma ABA deve quindi essere personalizzato per l’unicità delle circostanze di ogni studente, per le sue abilità e per le sue sfide; anche le esigenze ei comportamenti dei discenti possono cambiare rapidamente. E’ quindi necessaria l’esperienza derivante da anni di studio e di formazione sul campo per analizzare correttamente questi cambiamenti e mettere a punto le soluzioni necessarie. Questa esperienza può essere trovata in un professionista ABA che è stato certificato con il Board Certification Behavior Analyst.

9) Mito: l'ABA può o deve essere  messa in atto solo durante la seduta di terapia
FATTO: Un intervento efficace basato sull'ABA, in una certa senso, dura 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana. Ovviamente non sto affatto affermando che uno studente dovrebbe essere inondato da informazioni o richieste in ogni suo momento di veglia. Quello di cui sto parlando è la coerenza.
Ho troppo spesso visto bambini che vanno in una scuola ABA e hanno grandi comportamenti, sono indipendenti ai servizi igienici e prosperano in questi ambienti di apprendimento in cui tutto è affidabile e programmato. Poi vanno a casa, dove le stesse aspettative non vengono rispettate. I bambini di tutte le età , che siano autistici o meno, "testano" continuamente i loro genitori e gli operatori. Se non manteniamo a casa sui nostri bambini le stesse aspettative che i loro insegnanti hanno a scuola, è quasi garantito che i comportamenti saranno peggiori e i livelli di stress andranno alle stelle. E’ anche vero il contrario: alcuni genitori gestiscono grandi programmi ABA a casa che vengono poi annullati da insegnanti che non si attengono, nelle loro aule che il bambino frequenta, ai medesimi principi.
Il mio consiglio, per i genitori è di imparare, per lo meno, i principi fondamentali dell’ABA e rimanere in contatto con gli insegnanti, in modo da poter aiutare il loro bambino a generalizzare ciò che sta imparando a scuola anche a casa e nella comunità. Nel caso di genitori che lottino con un'insegnante che non sia professionale a scuola, dimostrate, dimostrate, dimostrate. Che mostrino agli insegnanti e ai presidi dei loro figli esattamente ciò che il bambino è in grado di fare a casa con dati e video; che li indirizzino o li mettano in contatto con risorse ABA che siano in grado aiutare il bambino a prosperare sia a casa che a scuola.


Brenda Kosky Deskin è la mamma di un bambino autistico e fondatrice del sito web AutismBeacon.com . Brenda ha fondato AutismBeacon sulla base delle sue esperienze di vita, come genitore di un bambino autistico. Ricordando come molto sola e al buio si sentisse dopo aver ricevuto la diagnosi di suo figlio, ha desiderato far luce sulla vita di molti altri genitori e famiglie che alla fine avrebbero potuto seguire le sue orme.