venerdì 13 marzo 2015

Non trattare mia figlia come un cane!

Si sa come vanno queste cose su facbook, un amico pubblica qualcosa vai a vedere, trovi qualcos’altro e vai a vedere, poi trovi qualcos’altro e vai a vedere, poi… Io ho incontrato Ted DesMaisons, autore dell’articolo che mi ha gentilmente concesso di tradurre e pubblicare e al quale va tutta la mia gratitudine. Troverete alcune informazioni su Ted al fine dell’articolo. 
 Luca Canever
Marzo 2015

di Ted DesMaisons
Molti insegnanti ed allenatori che usano il TAGteach trovano resistenza da parte dei genitori o dei loro colleghi per il fatto di “cliccare" i bambini. Le critiche sono del tipo: “Non è lo stesso che usano anche gli addestratori di cani?”. “State –per caso- trattando il mio bambino come un animale?”. “Gli esseri umani sono diversi!”. Paura e rabbia palpabili si intromettono nel processo d’insegnamento, sia facendo vacillare nei suoi propositi chi insegna sia mettendo sulla difensiva chi impara. Naturalmente, "trattare qualcuno come un cane" non significa –sperabilmente- che si stia trattando male quella persona. Magari, qualche volta, metti il tuo cane fuori in cortile o lo tieni al guinzaglio. Forse, qualche volta, gli dai comandi o eserciti la tua “dominanza” in modo irrispettoso. Oppure stai presupponendo che, in quanto animali, possiedano minor intelligenza. In ogni caso, a causa di tali associazioni ( e per incresciosi fatti di cronaca), i pionieri dell'utilizzo del rinforzamento positivo per gli esseri umani, attraverso un marker sonoro, hanno dovuto bonificare, ben presto, il loro linguaggio dalla parola “clicker”. Ma il TAGteach non comporta nessuno di questi aspetti negativi che associamo ai rapporti con i nostri cani (ed animali domestici in senso lato). Vero esattamente il contrario.
Il TAGteach prende il meglio della scienza del rinforzamento positivo con “altri” animali e lo applica al “particolare” mondo degli esseri umani. Il metodo funziona su qualsiasi animale con un sistema nervoso, dalle lumache di mare agli scienziati (…). Specifiche istruzioni e precisi feedback consentono di ottenere un apprendimento a lungo termine. Punto. Qui, "feedback" non significa una critica o sottolineare qualcosa che è andato storto, ma, piuttosto, significa fornire informazioni semplici, tipo “sì-no”, sul fatto che un determinato obiettivo sia stato raggiunto. “Ma noi non siamo animali. Possiamo usare le parole. Perché abbiamo bisogno di un "Click!" per dirci quando abbiamo fatto la cosa giusta?”
Beh, innanzi tutto, siamo animali. Avere a disposizione un messaggero diretto per l’amigdala, usato solo per dire “sì” ci aiuta a farci capire in qualità d’insegnanti: “Oh, allora è questo il comportamento che vuoi!”. Questo discorso è valido dalla lucertola fino a Liz che gioca ala sinistra sul campo (n.d.t Quando Ted ha scritto questo articolo allenava anche una squadra femminile di Softball). A volte le parole, in realtà, ostacolano l'apprendimento. Le parole attivano processi cognitivi ed emotivi che interrompono il più semplice, ed immediato processo di assorbimento dell’informazione. Un "Bravo!", per il mio bassotto invoca accidentalmente la mia approvazione sociale (e aumenta il bisogno del cane per questa). Ci può essere un tempo e un luogo anche per questo, ma non può essere ustata per “integrare” un apprendimento che sta avendo successo. Un calmo "OK, mm-hmm" che segue un più entusiasta "FAAANTTTASTICO!!!!" può rivelarsi più un elemento più di confusione che di rassicurazione. Un semplice "sì" può perdere tutta la sua forza una volta convertito in un "sì, ma" e a noi, come insegnanti, spesso scappa di aggiungere quel "ma" per dimostrare la nostra superiorità o confermare comunque il nostro valore. Quando viene usato per quello che è, il "click!" serve come un indicatore che comunica un lavoro fatto correttamente; un indicatore costante e privo di componenti emotivi allegati. L'informazione rimane pulita e pura. È importante sottolineare che il TAGteach richiede nell’equazione un miglioramento più profondo da parte dell'insegnante che non da parte dello studente. Per utilizzare il metodo bene, un TAGteacher deve migliorare le sue competenze ponendosi tutta una serie di domande:
 “Che tipo di comportamento o abilità, esattamente, sto cercando di sviluppare?”
 “Quali competenze o comportamenti più piccoli costituiscono l’obiettivo finale?”
 “Perché mai questo, dovrebbe interessare al mio allievo?”
“Come posso spiegare quello che sto cercando in modo pulito e conciso?”
 “Come posso migliorarmi nel marcare il successo del mio studente più precisamente?”
“E poi, come posso fare per responsabilizzare il mio studente del suo apprendimento?"

Il tag point e': "Copri con mano"
Un insegnante che si chieda queste domande inizia a passare da essere un maestro sul tipo di Miyaghi (Karatè Kid n.d.t.) a essere un vero e proprio preparatore. Il suo lavoro non è quello di essere al centro dell'attenzione o il “server “ da cui un ragazzino può scaricare informazioni; piuttosto il suo lavoro consiste nell’aiutare a fissare obiettivi chiari e nel fornire la metodologia e le informazioni necessarie per raggiungere tali obiettivi. Tutto ciò può sembrare un pochino, spassionato ed emotivamente freddo (…). Ma, anche qui è possibile trovare eleganza e bellezza; soprattutto quando questo lavoro di preparatore viene fatto bene. Lo stesso apprendimento fornisce la ricompensa. Poi, alla fine di una sessione di TAGteach, l'insegnante può elargire lodi ed elogi per celebrare il processo utilizzato per ottenere il risultato piuttosto che il risultato stesso. La maggior parte dei genitori si “arrabbierebbero” se al loro figliolo fosse somministrato un farmaco o un trattamento medico mai testato prima sugli animali, ma in qualche modo quest’idea di "clicker training" sui ragazzi continua a sollevare dubbi e perplessità. La co-fondatrice del TAGteach, Theresa McKeon, offre un’approccio che può venire, magari, più facilmente accettato: “Ho intenzione di utilizzare, piuttosto che le mia voce, un breve suono per dire sì, in modo da non interrompere la tua concentrazione", ma alla fine dei conti, facciamo ancora affidamento sul successo dei principi derivati dalla scienza del comportamento animale. Se qualcuno si scandalizza quando sente che io uso un clicker per aiutare sua figlia a migliorare il suo gioco di softball, ha, in un certo senso, ragione. Io la tratta come un cane. Più specificamente, userò il rinforzo positivo. Le segnalerò quando si è guadagnata il rinforzo. E, regolarmente, aumenterò le mie aspettative sulle sue performances in modo da poter esaltare tutto il suo potenziale. Nel corso del tempo vi prometto che sarete stupiti dei risultati!

L'autore:

Ted DesMaisons ha insegnato Filosofia e Studi Religiosi ed allenato la squadra femminile di softball presso la ’Northfield University a Mount Hermon, una scuola privata lungo le rive del fiume Connecticut nel Massachusetts occidentale, a sud del Vermont e del New Hampshire. Laureatosi alla Stanford Graduate School of Business, alla Harvard Divinity School, e al One Spirit Interfaith Seminary, Ted è anche un membro attivo sia dell' Association for Contemplative Mind in Higher Education e dell’ Applied Improvisation Network. Ha studiato improvvisazione con Patricia Ryan del Stanford Improvisors e Dennis Cahill e Shawn Kinley della Loose Moose Theater Company a Calgary,
Lasciato il suo lavoro d'insegnante, Ted ha da poco intrapreso la carriera di divulgatore, aiutando le persone a sviluppare la propria auto-consapevolezza. Conduce seminari per insegnanti e uomini d'affari o per persone che sono alla ricerca. Questo è il suo sito: http://animalearning.com/

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